La ragazza con la bicicletta rossa - Recensione di Mysticmoon

 LA RAGAZZA

CON LA BICICLETTA ROSSA

- Monica Hesse -

Recensione di Mysticmoon
 

Tit
olo: La ragazza con la bicicletta rossa
Autore: Monica Hesse
Traduttrice: Claudia Manzolelli
Genere: storico
Editore: Piemme
Pagine: 298
ISBN: 9788868368296
 
Dopo un anno di pausa, torno a proporvi una recensione realizzata per ricordare che oggi, 27 gennaio, è la Giornata della Memoria.

Come ogni anno dal 2017, la sottoscritta a gennaio legge un romanzo dedicato alla tragedia dello sterminio operato dai nazisti a cavallo tra gli anni '30 e gli anni '40 del secolo scorso.
Quest'anno la mia scelta è caduta su un romanzo di un'autrice che mi attirava da diverso tempo, ossia
Monica Hesse, e nello specifico ho voluto leggere La ragazza con la bicicletta rossa.

La storia è ambientata ad Amsterdam nell'inverno del 1943 e vede protagonista Hanneke, una ragazza che per sostenere la famiglia lavora come segretaria presso un impresario funebre che l'ha rea anche una "trovatrice", ossia una persona che scova merce di difficile reperibilità al mercato nero e la consegna dietro pagamento ai clienti; proprio in virtù di questa sua abilità un giorno una cliente le chiede di ritrovare Mirjam, la ragazzina ebrea che possiede un cappotto azzurro a cui aveva dato rifugio dopo che suo marito e la famiglia di lei erano stati uccisi.

Quella narrata in questo romanzo non è una storia vera ma ha il sapore agrodolce della realtà.
Hanneke è una ragazza messa a dura prova dalla vita e in quanto tale la sua anima presenta numerose ammaccature, spigoli affilati che influenzano profondamente il suo rapporto con il prossimo e la portano a prendere le sue decisioni, che siano queste corrette o meno; la scelta di una protagonista disillusa, combinata ad una storia che non mira ad offrire al lettore una visione edulcorata di una realtà tragica come quella dell'occupazione nazista in Olanda rendono questo romanzo un libro molto incisivo.
Essendo la protagonista anche la voce narrante della storia, il lettore avrà modo di vedere quello che la circonda attraverso il filtro dal suo giudizio, altro dettaglio che mi ha permesso di apprezzare maggiormente il romanzo: essendo quelli di Hanneke gli occhi con cui il lettore osserva la vicenda, anche lui è soggetto agli errori di Hanneke nel corso della ricerca di Mirjam, infilandosi assieme a lei in vicoli ciechi e valutando come lei alcuni elementi della narrazione.
Ulteriore pregio di questo romanzo è la rosa di personaggi che man mano incontra Hanneke: per quanto mi riguarda io mi sono innamorata di Mina, che per quanto sia un personaggio abbastanza marginale mi ha fatta innamorare perché davvero molto interessante.

I meriti sopra elencati, per quanto molto validi, ai miei occhi sono tuttavia inferiori a quello che più di tutti mi ha donato soddisfazione, ossia l'amarezza che rimane sulla lingua del lettore una volta conclusa la narrazione.
Sembrerà assurdo ma ciò che ho più amato di questo romanzo è il fatto che, nonostante il viaggio emotivo compiuto da Hanneke, nonostante la maturazione subita dalla ragazza in questo breve arco temporale (la storia si apre e conclude in una manciata di giorni), nonostante quanto scoperto in quei gloriosi giorni, quanto era in frantumi in Hanneke prima del gennaio 1943 cambia forma ma non svanisce né acquisisce un nuovo senso: dolore era, dolore è e dolore sarà una volta conclusa la lettura, lasciando il lettore sì insoddisfatto per questa risoluzione ma al tempo stesso consapevole che questa è la vita e che questa condizione implica il dover imparare a convivere con i nostri traumi ed i loro effetti, consapevoli che il fatto che il mondo non sia del tutto marcio non escluda il fatto che molti dei suoi elementi siano putrescenti.
Insomma, La ragazza con la bicicletta rossa è un discreto pugno in faccia e, in caso se ne affronti la lettura, è necessario mettere in conto del dolore che questo può provocare.

Per chiudere la recensione rivolgo una domanda alla casa editrice: perché Girl in blue coat è diventato La ragazza con la bicicletta rossa quando il primo elemento è decisamente più significativo rispetto al secondo?
Sono assolutamente convinta che una buona ragione deve esserci stata e che sia io quella a cui sfugge, tuttavia non posso fare a meno di affermare in tutta onestà che alla sottoscritta, a causa della reiterazione di questa informazione nel corso dell'intero romanzo, si è stampato nella mente il dettaglio cromatico del cappotto più che il colore della bicicletta, tanto che se non fosse scritto nel titolo non saprei neanche rispondere alla domanda "di che colore è la bicicletta di Hanneke?"...
Sia chiaro, per quanto mi riguarda ho apprezzato lo spostare
sin dal titolo l'attenzione da Mirjam (ossia la ragazza con il cappotto azzurro/blu) ad Hanneke (ossia la ragazza con la bicicletta rossa), rendendo giustizia all'attenzione data all'evoluzione della ragazza olandese che è stata indurita dalla guerra, ma resto dell'idea che se nella storia c'è un oggetto che possa definirsi cardine sia di certo il cappotto che permette a Mirjam di spiccare tra la massa al pari delle cappottino rosso della bambina del film Schindler's List (a cui sospetto l'autrice abbia fatto un richiamo) quindi questo titolo non mi convince proprio.




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