Coming soon #1 - Cosa mi aspetto da settembre

 COMING SOON #1
Cosa mi aspetto da settembre

Potrà sembrare ridondante avere una rubrica per le nuove uscite e poi crearne una in cui segnalare quello che aspettiamo con più ansia...
E forse un po' lo è...
Ma perdonerete il nostro eccesso di entusiasmo in questa sede in cambio di una maggiore compostezza tra le uscite, vero?

NEVERNIGHT
di Jay Kristoff 

Questa serie uscirà in Italia il 3 settembre grazie alla Oscar Vault, che da giorni sta inondando i social di immagini che stanno creando un'aspettativa pazzesca. Io ho letto il primo in inglese la scorsa primavera ed al momento sto leggendo il secondo sempre in lingua...
E merita tutta questa attenzione: la storia narrata è meravigliosa, la protagonista è a dir poco memorabile, a detta di chi ha letto le bozze la traduzione italiana rende bene lo stile dell'autore e graficamente l'edizione italiana promette di essere un bookporn allucinante.
Questa è la storia di Mia Corvere, un'adolescente che da anni si prepara per frequentare la Chiesa Rossa, la scuola in cui vengono addestrati i più letali assassini dell'Impero... E lei ha una buona ragione per voler diventare una di loro: Mia Corvere vuole vendetta per quanto accaduto sei anni prima alla sua famiglia e per farlo deve diventare letale.
Insomma, da settembre mi aspetto Nevernight in tutto il suo splendore... E pure Jay Kristoff ,visto che l'autore della serie verrà in Italia alla fine del mese.

RED GIRLS
di Kazuki Sakuraba



Se vi sembra di aver già visto la copertina di Red Girls di Kazuki Sakurava qui sul blog tranquilli: ne avevamo erroneamente segnalato l'uscita a luglio (qui).
Non conoscevo questo romanzo, che Edizioni e/o pubblicherà qui da noi il 18 settembre, fino a quando IBS non ha iniziato a suggerirmelo insistentemente... E a ragion veduta, visto che sono affascinata praticamente da ogni aspetto di questo romanzo: la storia familiare che attraversa varie generazioni di donne, l'ambientazione giapponese e il periodo storico (la vicenda inizia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e da quanto ho capito si dipana in un periodo di tempo di oltre cinquant'anni) sono tre elementi che mi stuzzicano non poco quindi da settembre mi aspetto Red Girls!
THE WAREHOUSE
di Rob Hart

Ho letteralmente aspettato delle settimane per parlavi di questo romanzo distopico ambientato in un mondo in cui Cloud, un colosso della distribuzione di qualsiasi genere di consumo, ha letteralmente messo fine alla concorrenza. Paxton è uno delle vittime di questa politica economica aggressiva che, per ricominciare da zero, si trova costretto ad andare a vivere in una delle cittadelle di impiegati di questo colosso dell'e-commerce. L'idea di un'azienda che pian piano inizia a controllare la vita delle persone mi incuriosisce molto e apprezzo anche le distopie, nonostante siano un po' la mia croce e delizia, dato che mi piace leggerne ma sono anche molto severa a riguardo quindi ci metto poco ad infuriarmi se un romanzo è distopico di nome ma non di fatto. Proprio per questo da settembre mi aspetto che The warehouse, romanzo che la DeA Planeta pubblicherà il 17 settembre, sia all'altezza delle mie aspettative.
L'ISTITUTO
di Stephen King


Dire che sono una fan di King probabilmente sarebbe esagerato: negli anni ho letto diversi romanzi dell'autore ma la mia "fase King" è passata da un pezzo e non è durata neanche tantissimo... Però L'istituto, che uscirà in Italia il 10 settembre grazie alla casa editrice Sperling & Kupfer, mi attira non poco. Probabilmente ciò che mi spinge verso questo libro è il fatto di aver apprezzato le storie di King con un protagonista molto giovane, come appunto è quello di questo romanzo: il protagonista, Luke Ellis, è un ragazzino che viene rapito da un gruppo di persone che uccide i suoi genitori e rinchiuso all'interno di una misteriosa struttura, l'Istituto, dove si trovano altri giovanissimi che, come lui, sono in possesso di abilità speciali. Ho fiducia in King e in questo genere di storie per questo da settembre mi aspetto L'istituto.

Piccola nota a margine: da settembre (il 10, nello specifico) mi aspetto anche Regina di cenere, il secondo volume della serie di Tracy Banghart edita da DeA Planeta Libri iniziata l'anno passato con Iron flowers (di cui potete trovare qui la mia recensione e qua il botta e risposta di Giorgia Wasp). Il motivo della mia attesa è molto semplice: spero davvero TANTO che l'autrice sia riuscita a creare una storia completamente sua, senza appoggiarsi troppo a storie già pubblicate... Anche perché, detto in tutta franchezza, la storyline di Nomi nel primo romanzo era davvero al limite del plagio!







Il sognatore - Recensione di Mysticmoon


Il sognatore – Laini Taylor
Recensione di Mysticmoon


Titolo: Il sognatore
Autore: Laini Taylor
Traduttore: Donatella Rizzati
Genere: fantasy
Serie: 1° della serie Il sognatore
Editore: Fazi
Pagine: 524
ISBN: 9788893253161

La vita non è stata particolarmente generosa con Lazlo Strange: raccolto dai monaci di un monastero quando era solo un bambino, Lazlo è stato cresciuto dai severi membri di questo ordine religioso e solo il caso gli ha permesso di trovare un lavoro come bibliotecario, un impiego che gli permette di coltivare il suo interesse quasi ossessivo nei confronti di una città leggendaria di cui non si conosce più il nome ed alla quale tutti si riferiscono con il nome di Pianto; quando dopo secoli di oblio una delegazione proveniente da quella città arriva alla biblioteca in cerca di aiuto Lazlo decide di non perdere l’occasione di poter raggiungere Pianto e svelare il segreto che la città nasconde.

Cercherò di essere chiara sin dalla prima frase: a me Il sognatore di Laini Taylor è piaciuto ma non ho capito esattamente perché così tante persone sono impazzite per questo romanzo.
Il sognatore è indubbiamente un romanzo davvero ben scritto: Laini Taylor dimostra di essere una scrittrice molto capace sin dalle prime righe, costruendo una storia ricca di spunti e scritta magnificamente che si dimostra popolata da personaggi accattivanti e ben costruiti, figure dotate di tridimensionalità che si muovono in un mondo che richiama i paesaggi mediorientali e li rielabora in maniera magistrale donandogli un pizzico di magia che rende tutto ancora più vivido… Ma io non lo reputo un capolavoro perché tra queste pagine mi sono trovata fin troppe volte a storcere il naso.
I motivi principali di questa mia opinione positiva assai più contenuta di quella di tanti colleghi in rete sono fondamentalmente due: il ritmo della narrazione ed il finale.
Iniziamo dalla conclusione: io non posso accettare un finale del genere non perché sia presente un colpo di scena con la C maiuscola, ma perché la chiusura del romanzo non è altro che la chiusura di un capitolo. Mi rendo conto che questa affermazione possa sembrare delirante (anche perché non posso anticipare nulla) ma sia la forma di questo finale sia il suo contenuto mi hanno irritata non poco per la scarso potere di cesura che ha la chiusura di quell’ultimo capitolo; non posso accettarlo un finale così poco “definitivo”, una chiusura che non solo non mi ha sorpresa particolarmente, ma che non ha avuto neanche l’effetto di lasciarmi con il fiato sospeso, dato che a parte l’ultima frase sembra davvero la chiusura di un qualsiasi capitolo del romanzo e di conseguenza istintivamente il cervello si aspettava un "qualcosa" dopo quella chiusura quando in realtà sapeva perfettamente che no, non c'era altro in quel volume.
Il secondo motivo che mi spinge ad avere un’opinione meno entusiasta è il ritmo della narrazione, che soprattutto nella prima parte del romanzo è decisamente molto blando e poco accattivante, anche se in questo caso la scelta del registro lessicale dell’autrice supporta il lettore rendendo molto chiaro l’intento della scrittrice di creare atmosfera e quindi pian piano anche il lettore più annoiato comprende che quella lentezza è lo scotto da pagare per ottenere quello che si desidera una volta superato lo scoglio della costruzione di personaggi e ambientazioni.
In teoria ci sarebbe anche un terzo aspetto che non ho gradito, ma in quel caso specifico si tratta di gusto personale: sin dalla prima volta che sono comparsi ho provato un’istintiva antipatia per un gruppo di personaggi e, nonostante io abbia oggettivamente apprezzato alcune delle loro caratteristiche, non ero particolarmente entusiasta di leggere le pagine in cui l’autrice concentra su di loro la sua attenzione. Non ho detestato a priori questi brani, voglio che sia chiaro, ma di certo questa poca sintonia ha intaccato il mio indice di gradimento del romanzo nella sua interezza.
Vi sconsiglio di leggere Il sognatore?
Assolutamente no, perché nel panorama della letteratura fantastica per giovani adulti (ma non solo) questo romanzo è sotto molti punti di vista una boccata d’aria fresca e questo è un dato di fatto, ma consiglierei a coloro che amano le storie con un certo ritmo di farlo con maggiore cautela e a tutti gli altri di farlo senza pregiudizi o aspettative, per poterne scoprire la bellezza senza preconcetti, evitando così di trovarsi nella posizione di sentirsi quasi in dovere di amare un romanzo che in realtà rientra semplicemente nella categoria del “mi piace”.


La gang dei sogni - Recensione di Mysticmoon


La gang dei sogni – Luca Di Fulvio
Recensione di Mysticmoon 

Titolo: La gang dei sogni
Autore: Luca Di Fulvio
Genere: drammatico
Editore: Mondadori
Pagine: 574
ISBN: 9788804642312

È il 1909 quando da una nave appena attraccata ad Ellis Island scendono la giovanissima Cetta e suo figlio Natale, frutto dello stupro subito dalla ragazza quando viveva con i suoi familiari in Aspromonte; Cetta, come tanti altri, si è imbarcata dall’Italia nella speranza di trovare nel Nuovo Mondo un luogo in cui poter dare una vita migliore per il suo bambino.
Il bambino, subito ribattezzato Christmas, crescerà nel Lower East Side, quartiere della Grande Mela dove la malavita e la prostituzione spesso rappresentano l’unico mezzo di sostentamento per coloro che vi vivono; la vita non è semplice per madre e figlio, ma la fervida immaginazione di Christmas lo aiuterà a trovare il suo posto in un mondo avaro di opportunità.

Potrei iniziare anche questa recensione affermando quanto io adori i romanzi di Luca Di Fulvio, ma non vorrei risultare tediosa quindi mi limiterò ad allegare i reperti A e B, riguardanti rispettivamente La ragazza che toccava il cielo e La figlia della libertà, per farvi comprendere quanto io apprezzi la penna di questo scrittore.
Negli ultimi tre anni mi sono limitata a leggere al massimo un romanzo di Luca Di Fulvio all’anno per non “bruciarmeli” troppo in fretta, quindi per il 2019 avrei dovuto limitarmi alla lettura di La figlia della libertà… Ma chi sono io per dire di no ad un romanzo che programmavo di leggere questa estate sin dallo scorso agosto (sì, io inizio ad agosto a programmare le letture per l’anno successivo)? Ho resistito tenacemente per settimane ma alla fine sono stata costretta a cedere al richiamo di Christmas, finendo intrappolata con tutte le scarpe nella New York degli anni’20 del XX secolo, dominata dal Proibizionismo e dalla malavita organizzata.
La gang dei sogni è un romanzo che cattura il lettore sin dal primo capitolo, quello in cui incontriamo Cetta e scopriamo di quanto amore sia capace la madre pur di salvarla da un destino che ha vissuto sulla sua pelle, un fato dal quale neanche Cetta non potrà sottrarsi e dal quale cercherà di salvare almeno il suo bambino emigrando negli Stati Uniti, terra di promesse che mostrerà subito il suo vero volto alla giovanissima madre ma non riuscirà a farle perdere la speranza di una vita migliore per il suo bambino neanche quando si troverà di fronte ai suoi aspetti peggiori.
Il Lower East Side è un quartiere povero di New York in cui spesso per sopravvivere si è costretti a compiere reati, un ambiente che porta tanti giovani a perdersi ed altrettanti fanno una vita dura e degradante che spegne ogni speranza di riscatto; è in questa sorta di ghetto popolato da immigrati che Cetta cresce Christmas nella speranza che suo figlio non sia costretto a vivere l’esistenza di soprusi simile a quelli che avrebbe subito nel natio Aspromonte, dove sarebbe stato poco più di una bestia da soma marchiata a vita dall’onta delle sue origini.
Uno degli aspetti migliori di questo romanzo è il punto di vista dal quale il lettore può osservare il mondo di Christmas, un ragazzo abituato a vivere in un ambiente in cui l’unica legge davvero in vigore è quella della strada, dove chiudere un occhio o due di fronte ai soprusi è la regola e per riuscire a mangiare si può essere costretti a fare un compromesso con la propria morale; il suo punto di vista ancora privo della rassegnazione che spesso con il tempo riesce ad usurare l’anima trascina il lettore tra questi palazzi degradati, crescendo e vivendo con lui le sue esperienze, vivide e vibranti di quella forza di spirito che permette di vedere il lato migliore delle brutture di quel mondo.
Altro punto di forza di questo romanzo sono certamente i personaggi che lo popolano, descritti come sempre in maniera talmente magistrale da avere l’impressione di poterli toccare durante la lettura e caratterizzati in maniera davvero efficace; mi sono innamorata di loro dal primo all’ultimo e mi è dispiaciuto tanto doverli salutare all’ultima pagina.
La mia opinione su Luca Di Fulvio è quella che ho espresso anche nelle recensioni precedenti: questo autore riesce letteralmente a dare vita a quello che scrive, dalle ambientazioni quasi tangibili fino ai personaggi ricchi di spessore, quindi non posso fare altro che dire “complimenti” ed aspettare il 2020 per leggere un suo nuovo romanzo… O uno di quelli più datati che fanno parte della mia personale scorta.