Roma 40 D.C. - Adele Vieri Castellano

Roma 40 D.C. Destino d’amore – Adele Vieri Castellano





Titolo: Roma 40 D.C. Destino d’amore
Autore: Adele Vieri Castellano
Genere: storico / rosa
Serie: Roma Caput Mudi 1° Volume
Editore:  leggereditore


Questo romanzo racconta la storia di un amore fuori dal tempo.
L’amore al tempo di Roma.
Livia Detecta (Livia Svelata) così viene chiamata la protagonista del libro, ha dovuto, nella sua infanzia, sopportare un grave sopruso. Dopo che lo zio dell’imperatore Caligola scoprì che Livia non era sua figlia, ma il frutto dell’amore incestuoso della propria moglie con un liberto, decise di punire la figlioccia appendendola davanti al portone della propria Domus completamente nuda, per due giorni.

Odi, nec possum cupiens non esse quod odi:
odio, e ciò che odio non posso fare a meno di bramarla
(Ovidio, Amore, n. 4.1-18)

Quel giorno segnò per Livia la fine della fanciullezza, con la consapevolezza che le sue possibilità di sposarsi e avere una propria famiglia erano sfumate. Nessun uomo avrebbe mai voluto sposare una donna con una tale onta.
Improvvisamente, la madre di Livia, ormai prossima alla morte, riesce a combinare un matrimonio con una famiglia di mercanti che aspirano a ereditare il titolo nobiliare di Livia.
Si apre così per la protagonista uno spiraglio di luce nella propria vita.
Tutto cambia quando la sua strada si incrocerà  con  quella di Marco Quinto Rufo, legatus Batavorum.

Un sorriso freddo spezzò l’impassibilità di quel volto. Fu come se le porte dell’Averno si fossero spalancate

Per la prima volta Rufo desidera ardentemente qualcosa, ovvero possedere una donna. Così in preda alla follia decide di rapire Livia, e con il consenso di Caligola, farla sua.

«Ora ti mostro come bacio la donna che voglio, Livia.»
Livia sentì la sua forza entrargli nella carne, nelle ossa, e sentì quelle labbra fondersi contro le sue, la lingua invaderla avvolgendosi a lei, le sue mani erano enormi e calde e le sue dita erano forti, decise sulla sua pelle.

Livia terrorizzata dalla piega presa dalla propria vita, si oppone con tutte le forze al matrimonio con Rufo, volendo disperatamente sposare Settimio Aulo Flacco, il suo promesso sposo, ma il suo futuro le riserverà innumerevoli sorprese.

Livia ebbe un fremito. Era più terrificante quella calma sensuale della violenza di poco prima. Sostenuta dal rancore, dalla rabbia, dalla paura, era stato facile tentare di tenergli testa, ma quel languido osservare, quel suo muoversi pigro, quel modo di guardarla… di fronte a quello, Livia si sentì perduta.

Un romanzo d’amore appassionante, i colpi di scena hanno fatto si che leggessi il libro tutto d’ un fiato.
La contestualizzazione storia, particolarmente avvincente, riesce a descrivere, con brevi e concisi spazi, l’immagine dell’imperatore Caligola.
Pazzo.
La storia narrata permette di immedesimarsi in un passato della nostra storia in cui le donne non avevano possibilità di esprimersi liberamente, ma la loro intelligenza e perseveranza era sicuramente un’arma temuta. In cui l’amore per qualcuno poteva costare la vita.
 In cui una singola parola dell’imperatore poteva decretare la morte, soprattutto se a pronunciarla era un imperatore pazzo, come Gaio Giulio Cesare Germanico.
La strutturazione dei personaggi, le loro riflessioni, permettono al lettore di entrare in sintonia con l’io narrante, tanto da sembrar di conoscere i protagonisti da una vita.

Un romanzo che consiglio assolutamente. 

Maradesh - recensione di Mysticmoon

Maradesh, la stirpe perduta– Marika Misino
Recensione di Mysticmoon




Titolo: Maradesh, la stirpe perduta
Autore: Marika Misino
Genere: Fantasy
Editore: Autopubblicato
Pagine: 260
Asin: B078FP11GT


Trama

Sono ormai lontani i giorni in cui Cora giunse nel regno di Maradesh, una terra popolata di ninfe, della quale la donna divenne regina e protettrice, creando i guerrieri magici otron per difenderla dai malvagi malz.

Adesso sul trono di Maradesh siede re Evis ma, dopo anni di pace, quelle creature assetate di sangue hanno ripreso le loro scorrerie e grazie alla loro alleanza con Poarminus hanno ripreso a compiere le loro razzie, tanto che  né gli otron né i salck'artrurk, i guerrieri reali, riescono a fermarli.

L'incontro tra Bome, un guerriero reale dal tragico passato, e Jò, l'ultimo esponente dell'ormai estinta razza dei magici mathkai, potrebbe cambiare le cose.


Commento

Mi spiace molto dirlo, ma nonostante la promettente idea di base, Maradesh La Stirpe Perduta si è rivelata una delusione piuttosto cocente.

Se da una parte ho apprezzato la semplicità della storia ed il fatto che, soprattutto dalla metà in poi, scorra in maniera fluida fino ad un finale abbastanza originale e che personalmente non mi aspettavo, ho trovato questo romanzo carente sotto vari punti di vista, di cui il più evidente è la scrittura dell'autrice, che presenta non pochi problemi dal punto di vista tecnico, e se dovessi descriverlo direi che è un libro scritto con una gran fretta.

Tralasciando i numerosi errori che sembrano essere stati causati dalla distrazione, come gli errori grammaticali e quelli ortografici, e quelli fastidiosi come l'uso scorretto di alcuni segni di punteggiatura, si notano diverse contraddizioni all'interno di alcune delle dinamiche di questo mondo fantastico. Sono inoltre presenti diverse scelte lessicali decisamente poco in linea con la storia trattata, soprattutto in quei casi in cui vengono messe in bocca ai personaggi delle espressioni ideomatiche che appartengono al nostro tempo, espressioni del tutto fuoriluogo perché quello che viene tirato in ballo lì o non esiste, o ha caratteristiche molto diverse.

Un'altra caratteristica che può far pensare ci sia stata fretta nella stesura del libro riguarda la caratterizzazione di questo mondo, la cui origine potrebbe essere individuata in un problema che l’autrice ha con le descrizioni.

In genere quando si scrive un libro, ed in particolare quando un autore deve caratterizzare un mondo nuovo come in questo caso, è necessario dare una forma sia ai personaggi in scena sia all'ambiente circostante, trascinando il lettore tra le pagine dandogli modo di visualizzare quanto scritto; con Maradesh la sottoscritta ha avuto davvero seri problemi a entrare nel libro perché, soprattutto all'inizio, l'autrice non fornisce molti particolari al lettore che si trova davanti a termini nuovi che non hanno nessun significato. L’ esempio più banale è il termine "taptem", davanti alla quale il lettore si trova di punto in bianco e del quale legge senza avere la minima idea di cosa sia quella che è genericamente definita "cavalcatura" e che pare essere in grado sia di spostarsi sul terreno sia in aria, un tipo di essere vivente che solo dopo molte, troppe pagine, si scopre essere una specie di leone di dimensioni considerevoli che ha sul dorso delle ali.

D'altro canto, leggendo il romanzo, ho notato una certa farraginosità nell'inserire le descrizioni all'interno della narrazione quindi ho compreso che probabilmente l'autrice è assai più brava a narrare gli eventi piuttosto che a dipingerne l'immagine con le parole, quindi mi sono data una risposta riguardo a questa carenza e ho apprezzato la scelta di Marika Misino di cercare di costruire la sua storia più sul ritmo della narrazione. Infatti una volta entrati nel vivo della storia questa diventa piuttosto incalzante. Altra nota critica riguarda la caratterizzazione dei suoi personaggi i quali, eccezion fatta per i principali, il più delle volte risultano abbastanza abbozzati e per questo, nei dialoghi, appiattiti tutti allo stesso livello, una cosa che se non mi disturba per quelli più comuni, ho trovato invece poco gradevole per i leggendari protettori di Maradesh.

Un vero peccato perché, soprattutto nella seconda parte, la storia riesce ad essere piuttosto avvincente ed i personaggi di maggiore importanza, in particolare Bome e Jò, sono ben costruiti e, a parte un paio di scivoloni di un certo peso, risultano realistici nelle loro reazioni umane.


Mi dispiace molto per l'autrice, di cui sicuramente leggerò se non altro per capire quanto abbia influito la difficoltà del genere sulla sua scrittura, ma questo romanzo l'ho trovato un'occasione mancata.

Non ho tempo per amarti - Anna Premoli

Non ho tempo per amarti – Anna Premoli



Titolo: Non ho tempo per amarti
Autore: Anna Premoli
Genere: Romanzo
Editore:  Newton
Pagine: 311
Isbn: 9788822713452


Julie Morgan è una scrittrice di romanzi rosa storici. Più di ogni altra cosa ama immedesimarsi nei propri personaggi risalenti all’aristocrazia inglese, nel più completo silenzio del proprio appartamento.
È felicissima di vivere una vita banale, consapevole che ormai arrivata all’età critica di trentacinque anni, probabilmente non conoscerà mai l’uomo della sua vita e sarà costretta a rimanere zitella.
Ma tutto cambia quando improvvisamente un nuovo inquilino compare nel suo palazzo, il musicista Terrence Graham.
Ovviamente Julie al suo primo incontro non ha la minima idea di chi sia Terrence Graham, né che questo ragazzo abbia un gruppo musicale di successo, ma si presenta ugualmente alla soglia del suo appartamento per chiedere gentilmente di fare meno rumore, lei deve concentrarsi sul suo nuovo romanzo.

Osservo velocemente il mio abbigliamento: jeans vecchi, ampio maglione fucsia con in bella vista la stampa della foto di Cenerentola, pantofole a forma di unicorno. Le pantofole sono un tocco di classe, me ne rendo conto. Ma anche la fata ha un suo perché.

«Scrivo, sono una scrittrice», gli rispondo cercando di darmi un tono. Concordando che gli unicorni, ora come ora, non stiano giocando a mio favore.
Inizia così un’amicizia bizzarra tra un ventiquattrenne famoso, e una trentacinquenne zitella.

«Questo non potete saperlo. L’unica certezza che abbiamo è che il bonsai è una pianta estremamente complicata. Poche storie, questo bastardo non deve schiattare. Terrence mi ha detto di parlargli, e noi gli parleremo», affermo determinata.
«Se ti sente davvero, non sarà tanto contento di essersi appena sentito chiamare bastardo, non trovi?», mi fa notare Audrey.
Si, in effetti…
«Carissimo…coso…», riprovo avvicinandomi. «Ti prego, non devi morire. Voglio dire, sei liberissimo di tirare le cuoia dopo che Terrence sarà rientrato, ma fino ad allora niente scherzi, intesi?».
Lui non mi risponde. Lo prendo per un si

Ma improvvisamente qualcosa tra i due protagonisti inizia a mutare, una complicità sorprendente li lega.

Terrence si sporge in avanti invadendo la mia casa con una quantità non indifferente di profumo maschile. Le mie naricine escono quasi storidite. Non sono più tanto abituate a simili sollecitazioni, poverine.

Julie cercherà di non prendere seriamente in considerazione i messaggi che Terrance le manda, la differenza d’età è troppo evidente, undici anni (quando è la donna ad essere più vecchia) sono tanti.

Il suo sguardo è diretto e per nulla timoroso. «Non ho nessun problema a esaudire la richiesta. La domanda è: saresti in grado di accettare qualsiasi risposta?».


Le uniche persone con le quali può essere sincera (per quanto almeno voglia convincersi) sono le sue amiche, tutte scrittrici come lei, che non vedono l’ora di impicciarsi in questa nuova succulente storia.

«Quelle bambinette davanti ne hanno mille. Rubiamone uno», propone in fretta.
La osservo costernata. «Rubiamo ai bambini?», ripeto incapace di rimanere seria. «Ma ti ha dato di volta il cervello?»

Ma come fare a resistere ad un ragazzo che riesce a capirti meglio di chiunque altro?! Che riesca a farti sentire speciale?! Che riesca ad apprezzare e a ridere di fronte a tutte le tue stranezze?!


«Perciò vieni qui».
«Qui, dove?», ho il buon senso di chiedergli.
«Qui. Sul mio sedile».
«Ma ci sei tu sul tuo sedile….». Pare solo a me di pronunciare frasi davvero stupide?

Ovviamente la risposta è che non si può resistere.
Un libro simpatico, irriverente, divertente, emozionante. La scrittrice Anna Premoli riesce a divertire il lettore con le continue battute che la protagonista scambia con le amiche, per le situazioni comiche che circondano la storia. Nonostante il romanzo sia divertente e frivolo, tocca dei temi abbastanza importanti, come i pregiudizi che circondano le donne con una costituzione normale che non sfiora l’anoressia.

Il ragazzo frequenta le modelle stecchino, è probabile che non abbia mai visto una donna mangiare sul serio. Cenare con me deve essere per lui come guardare un documentario. Diciamo che il realismo non manca.

Il peso che l’età anagrafica può avere per una persona, soprattutto se donna.

 Questo romanzo mi ha tenuta piacevolmente incollata alla storia, facendomi ridere come una cretina per tutta la serata.

L'inganno - Thomas Cullinan

L’inganno – Thomas Cullinan
Recensione di Giorgia Wasp




Titolo: L’inganno
Autore: Thomas Cullinan
Genere: Romanzo
Editore:  Dea Planeta
Pagine: 472
Isbn: 9788851152307


Il romanzo è ambientato in America durante lo svolgimento della guerra di secessione, che vedrà contendersi il territorio da due schieramenti avversi: i sudisti e i nordisti.
Le protagoniste del romanzo sono tutte Signorine provenienti da famiglie ricche ed altolocate (o almeno tutte), le quali sono iscritte al Collegio per signore di Miss Martha Farnsworth.
Tale collegio, per l’ubicazione strategica (infatti si trova isolato dal centro cittadino) era considerato una delle scuole più prestigiose, in cui le giovani rampolle potevano apprendere senza distrazione alcuna. 
Con lo scoppio della guerra civile le iscrizioni presso il collegio crollano imporvvisamente, le uniche cinque alunne (Le signorine: Amelia Dabney, Marie Deveraux, Emily Stevenson, Edwina Morrow, Alicia Simms) erano state costrette a restare per diversi motivi, che durante il romanzo verranno presi in esame. Questa permanenza le costringerà a  confrontarsi con le loro più profonde paure.
Il romanzo inizia con il ritrovamento del Caporale John McBurney, gravemente ferito ad una gamba. Amelia, educata da sempre alla compassione cristiana (così come ogni altra signorina che si rispetti), decide di soccorrere lo sconosciuto e portarlo presso il collegio affinché la direttrice possa prestargli soccorso.
La prima perplessità che attanaglia le ragazze, ma in particolar modo le insegnanti (Miss Harriet e Miss Martha Farnsworth) e la domestica ( Matilda, da tutti chiamata Mattie) è la divisa che porta il giovane caporale, ovvero lui è uno yankee appartenente allo schieramento opposto rispetto alle ragazze.
La direttrice dell’istituto ha come principale interesse e preoccupazione la salvaguardia dell’integrità delle proprie alunne, ma decide ugualmente di soccorrere il ragazzo, in quanto ha una gamba ferita e di conseguenza lo reputa innocuo.
Quanto si sbagliava Miss. Martha.
Infatti, appena ripreso coscienza il giovane caporale ha iniziato fin da subito a tessere la propria rete di inganni, volta ad accaparrarsi una posizione e una via di fuga sicura dalla guerra.

John McBurney era riuscito a conquistare l’intero uditorio, me compresa. Se fossimo andate al voto in quel preciso istante, il caporale sarebbe diventato un membro permanente della scuola.
Alcune di noi, del resto, l’avrebbero adottato fin dal primo momento. Le più oche erano arrivate a colazione addobbate come alberi di Natale.

A guarigione completata Miss. Martha, non vedendo più l’utilità della permanenza del giovane soldato presso la propria abitazione, gli chiede di andarsene. Ma proprio quella notte il Caporale decide di prendersi una piccola rivincita, ovvero come poter resistere a tutte queste bellissime ragazze sole e indifese in una casa?

Sapevo che era colpa sua. Non importava come si erano comportate le mie alunne. Non m’importava di scoprire cos’era successo di preciso la scorsa notte.
Ero infuriata, ma l’ho curato lo stesso. Ho fermato l’emorragia, l’ho riportato al piano di sotto con l’aiuto delle ragazze e il giorno dopo ho cercato di rimediare al danno che si era procurato.

Miss.Martha indignata da come il caporale ha ripagato l’ospitalità offerta, decide di punirlo.

«Non gli amputerò la gamba per vendetta, ma solo perché è la soluzione migliore.»
«Migliore per lui?»
«E per chi altro?»

Un romanzo avvincente, in cui le frasi non dette hanno un peso superiore rispetto a quelle pronunciate. In cui delle giovani donne riescono a sopravvivere nonostante le avversità della vita. Inganni e tradimenti mescolati all’educazione e alle buone maniere.
Un romanzo che ti porta a riflettere su chi siano i veri mostri, in quanto delle giovani fanciulle riusciranno ad architettare un piano diabolico. 

4321 Paul Auster - recensione di Martina Giostra

4321 – Paul Auster

Recensione di Martina Giostra




Titolo: 4321
Autore: Paul Auster
Editore: Einaudi
Pagine: 939
Anno di pubblicazione: 2017
ISBN: 9788858426968



TRAMA 
Archie Ferguson nasce nel 1947 a Newark, New Jersey, discendente da una famiglia di ebrei polacchi. Come tutti al momento della nascita anche lui ha di fronte a se delle scelte che riguarderanno la sua vita. Da poeta a giornalista, da timido studente rivoluzionario destinatario dell’amore dell’esuberante Amy, a neofita di quell’amore a quei tempi proibito. Non sarà solo Ferguson a cambiare, durante queste possibili scelte, ma anche tutti i personaggi che circondano e arricchiscono la storia, sempre gli stessi ma ogni volta anche diversi. Il libro ci racconta tutte le vite che Ferguson ha e avrebbe potuto avere. 

RECENSIONE 

Con questo romanzo quel genio di Paul Auster ci stuzzica anzi ci lancia il guanto di sfida e noi siamo qui pronti a raccoglierlo. Un romanzo che potrà anche partire un po’ lento ma piano piano ci catapulterà nella fiorente America del dopo guerra. In questo contesto storico che vedrà la nascita della società del benessere, l’elezione e l’uccisione di JFK, Martin Luther King, Auster ci racconta “tutta” la storia di Archie Ferguson, nipote di immigrati ebrei di origini polacche. Perché dico “tutta”? Perché Auster non si limita a farci conoscere la storia di Ferguson dalla nascita alla morte. Ma ci racconta le sue scelte, e le relative conseguenze che esse comportano, come uno “Sliding doors” letterario, avendo così  quattro versioni simili ma diverse dello stesso protagonista. Il romanzo si può leggere in due modi: dopo il primo capitolo, possiamo saltare da una storia all’altra leggendo prima la storia di Ferguson 1, poi quella di Ferguson 2, quindi la 3 ed infine la 4. Oppure per i più temerari, come ho fatto io, possiamo leggerlo tutto di seguito, leggendo prima tutte e quattro le infanzie, tutte le adolescenze, e via di seguito. Insomma Auster non ci fa certo rimpiangere i 25€ spesi e lo sforzo fatto per portarci dietro il peso che questo tomo di 939 pagine richiede, proprio il caso di dire che questo libro merita un posto nella vostra libreria. Anche se il libro è del 2017 credo che sentiremo parlare di Auster e del suo 4321 per molto tempo ancora.  Che dite vi ho incuriositi abbastanza? 

Scrivete nei commenti se come me, ormai, siete “Archie Ferguson addicted”. 

La Battaglia delle tre corone - recensione di Mysticmoon

La Battaglia delle tre corone – Kendare Blake
Recensione di Mysticmoon




Titolo: La battaglia delle tre corone
Autore: Kendare Blake
Editore: Newton
Genere: Fantasy
Pagine: 383
Isbn:  9788822712523



Trama

Tre regine.
Un solo trono.
Sull'isola di Fennbirn è così da molti secoli: dopo essere state messe al mondo dalla precedente regina, che le abbandona subito dopo il parto, tre regine neonate, ognuna con una particolare dote, vengono affidate a tre famiglie illustri i cui esponenti hanno i medesimi poteri della piccola perché vengano preparate alla festa di Beltane successiva al loro sedicesimo compleanno, quella che segna l'inizio dell'anno dell'Ascensione, un periodo durante il quale le ragazze dovranno mettercela tutta per prevalere sulle sorelle.
Uccidendole.
In questa generazione in competizione sono l'elementale Mirabella, Katherine l'avvelenatrice ed Arsinoe, naturalista.
Cresciute con la consapevolezza di dover un giorno macchiarsi le mani con il sangue delle proprie sorelle, le tre sono molto diverse sia per indole sia per potenza del loro potere, ma l'avvicinarsi della festa di Beltane mette sempre più in evidenza le loro fragilità.
E non saranno pochi quelli che, attraverso il sottile gioco della politica, cercheranno di influenzare il risultato finale della battaglia delle tre corone.

 Recensione

Kendare Blake, già edita in Italia con il suo Anna Vestita di Sangue (primo libro di duologia purtroppo interrotta), torna nel Belpaese con un maestoso primo volume della sua tetralogia dedicata all'isola di Fennbirn ed alla lotta per il trono, e quindi per la sopravvivenza, delle tre regine adolescenti Mirabella, Katherine e Arsinoe, tre ragazze come tante intrappolate dagli obblighi di un titolo che fino a quel momento è sempre stato poco più di un'etichetta di scarso valore.
L'autrice dimostra sin da principio la sua intenzione di mostrare in maniera più equilibrata possibile i punti di vista delle tre regine alternando i capitoli a loro dedicati secondo uno schema abbastanza regolare e in questo modo dando ad ognuna la stessa forza nel narrare la propria storia e donando anche molto spazio ai rispettivi comprimari, dando modo anche a loro di essere più di semplici comparse.
Lo stile dell'autrice è uno dei punti di forza di questo romanzo: abbastanza scarno di descrizioni ma mai sciatto, incisivo senza mai scadere nello splatter nonostante la potenza visiva di alcune scene, semplice ma abbastanza evocativo da trascinare il lettore sulla misteriosa isola di Fennbirn e coinvolgerlo nella vita di queste tre ragazze tanto simili nell'aspetto quanto diverse nel carattere, senza mai forzarlo a parteggiare per l'una o per l'altra (personalmente non ce l'ho fatta a sceglierne una soltanto) mentre ne illustra pregi e difetti.

Se da un lato questo desiderio di approfondire la trattazione delle regine e dei personaggi che le circondano permette al lettore di conoscerli bene, dall'altro questa scelta rende il libro inevitabilmente una sorta di ampia introduzione a questa battaglia e il lettore, arrivato alla fine del libro, si trova di fronte a una delusione: potrà scoprire come proseguirà la storia di Katherine, Arsinoe e Mirabella solo in One Dark Throne (titolo inglese del secondo volume della duologia, uscito negli Stati Uniti lo scorso settembre), che si spera la casa editrice italiana si decida a far uscire al più presto magari assieme alle novelle uscite e in uscita nei prossimi mesi.