Segnalazione #50 - Socc'mel

   SEGNALAZIONE #49

SOCC'MEL


 
TITOLO: Socc'mel
AUTORE: Ivano Mingotti
GENERE: umoristico
EDITORE: Brè Edizioni
NUMERO DI PAGINE: 184
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 luglio 2021
ASIN: B09HFVCYYQ
PREZZO E-BOOK: 2,99€ (disponibile su Kindle Unlimited)
ISBN: 9791259701008
PREZZO CARTACEO: 12€
 
SINOSSI

Pietro è un truffatore senza remore né paura; gode del brivido di fregare l'altro e di scamparla, e la sua vita è costellata da continue fughe e tradimenti. Un bel giorno, però, il mondo decide di finire. E Pietro non può certo truffare l'Apocalisse. Una tragicommedia ambientata nell’Italia attuale, mentre i Quattro Cavalieri danno fuoco al mondo e Gesù Cristo fa surf sulla Statale 33. Un romanzo dissacrante, divertente, per sorridere mentre si riflette su concetti profondi.

BIOGRAFIA
 
Ivano Mingotti, classe 1988, è autore di romanzi, sceneggiatore e creator. Ha all'attivo 13 romanzi pubblicati per medio-piccoli editori, 3 sceneggiature teatrali depositate in SIAE e gestisce il canale Youtube “BookTopics” attraverso il quale intervista personalità di spicco del panorama nazionale italiano (tra gli altri Marco Rizzo, Cicap, Inaf, etc.). Ha gestito per anni le collane Nuove Luci e Idea di Amande Edizioni.

ESTRATTO

Sì, Lui. Per la terza volta di fila passa davanti a casa mia pattinando sulla via, avanti e indietro. La veste lunga, di un bianco candido, una coroncina sulla testa, lunghi capelli sulla carnagione olivastra. Sì, schettina direttamente sul cemento. Peccato che non indossi nessun pattino, sta pattinando sulla strada a piedi nudi, così come camminava un tempo sull’acqua, a quanto si dice. Perché non può essere che lui.
Gesù Cristo.
Rimango sbalordito a osservarlo, il ciuchino che lo fissa mentre torna e va, torna e va di nuovo. Mi chiedo se sia qui per me o se si stia solo divertendo, certo la coincidenza è devastante. Tasto il bancone della cucina con la punta delle dita in cerca del bicchiere d’acqua lasciato poco prima senza scollarmi dalla finestra, e non riesco a slacciare gli occhi da Lui. È pure bravo, a pattinare. Insomma, mi verrebbe da dire che pattina da Dio, ma è troppo scontata come battuta.
Alla quinta volta che passa mi nota di sfuggita, e al suo ritorno fa un breve giro su se stesso tenendo i piedi a papera, quindi si mette anche Lui a fissarmi. Rimaniamo così per chissà quanto.
«Ehi!» mi strilla dalla strada.
Io mi guardo intorno, cerco alle mie spalle, quindi punto un dito sul mio petto, come a chiedere se si stia rivolgendo davvero a me.
«Vedi qualcun altro?» mi fa.
Scuoto la testa, no, è ovvio che stia parlando con me.
«Ti ho visto che mi spiavi» grida.
Gesticolo, gli faccio capire che no, non stavo assolutamente spiando. Quello viene più vicino, pattinando ora anche sull’erba del giardino, deviando per superare ciuchino con una manovra elegante, quindi arrivando alla finestra, a pochi centimetri dalla mia faccia. Batte sul vetro.
«Apri.»
Annuisco, e cerco un modo per girare la maniglia. Sono nervoso, impacciato, ho davvero difficoltà ad aprire.
«Va bene, ho capito» e batte le mani. Incredibilmente, la finestra mi si apre davanti, come se il vetro non fosse mai esistito, mentre una breve brezza prende a solleticarmi il viso. Sento l’odore di Gesù Cristo, è buono: non so che profumo mi ricordi, ma qualcosa di ricco, fruttato.
«Allora, perché mio padre ti manda a spiarmi?» mi chiede.
«No no, io...»
«Dai, per favore. Non c’è bisogno di fare tutti questi giri. Cosa ti ha promesso?»
«No no, sul serio, non la stavo guardando, io...» cerco di farfugliare qualcosa.
«Come no.»
«No no, glielo giuro!»
«Certo, stavi solo sorseggiando un bicchiere di vino guardando le nuvole in cielo, vero?»
«No no, è acqua!» mi volto per cercare il bicchiere e farglielo vedere. Lo prendo in mano, e appena mi volto per mostrarglielo il contenuto si rabbuia, diventa violaceo, è tale e quale al vino rosso. Porco cane.
«Eh lo so, succede.»
«Ma io...» farfuglio di nuovo. Porto il bicchiere davanti al volto, cerco di capire.
«Piaciuto? Te l’ho fatto addirittura no look. Figo, no?» sembra divertito.
«Sì, figo.»
«Assaggia, su.»
Annuisco. Porto il bicchiere alla bocca con una certa paura, quindi butto giù un sorso. Che Dio mi fulmini se non è Barbera.
«O preferivi un Sangue di Giuda?» mi chiede, divertito.
«No no.»
«Allora, perché mi vuol far spiare?»
«Non lo so, io ero soltanto...» non faccio in tempo a finire la frase che mi ficca un indice teso davanti alla bocca.
«Shhhh. Non c’è bisogno. So benissimo quanto può essere persuasivo mio padre, su. Che ti ha promesso, la vita eterna? Un posto alla sua destra? No, aspetta!»
«Cosa?» cerco di mormorare, con la bocca mezza tappata dal suo dito.
«Un attico in Paradiso. Ecco, lo sapevo, di nuovo. Santo cielo!» e finalmente mi toglie il dito dalla bocca.
«Io non...»
«No no no, lo capisco. Voi mortali siete così, non potete farci niente. Vi fanno una promessa, vi prendete bene, e tac, ci cascate. Che poi non capisco perché voglia farmi spiare. È la fine del mondo, potrò divertirmi un po’, no?»
Annuisco, sono decisamente spaventato: ho notato sotto il dito teso una delle due stigmate, in pieno palmo.
«Vabbè dai, perdonato, non ti preoccupare. Ma tu come ti chiami, hai detto?»
«Pietro.»
«Ah sì, Pietro. Bel nome eh. Eh, certo che... no no, scusami, solo brutti ricordi. Quando un amico ti tradisce così, sai...»
«Ti tradisce?»
«Sì sì, tradisce, tradisce. Ma roba di secoli fa, non preoccuparti. È che è un po’ una ferita aperta» e si strofina il mento con la mano, la stigma in bella vista.
«Eh, aperta» mormoro.
«Che devo dirti la verità, eh, dopo quella storia della crocifissione avevo anche una mezza idea di mandarvi tutti a fanculo e chiedere a papà il favore di mandarvi all’inferno, ma sai, mio padre non avrebbe mai accettato. Sai com’è, il suo grande piano.»
«All’inferno?» biascico.
«Sì, l’inferno. Sai, quello con le fiamme altissime, i diavoli che ti pungono il sedere, le punizioni. L’inferno, insomma. Te ne avrà parlato papà.»
«In realtà no.»
«Ma sì, Pietro, dai, lo so che usa sempre la minaccia dell’inferno con voi, non fare il timido. A me puoi anche dirlo, a volte è davvero antipatico. Sì, molto antipatico, a volte. È che quando sei lassù ti credi chissà chi e... capisci?»
«Certo, certo» butto giù un altro sorso di vino. Me ne servirebbe una bottiglia intera, diamine. Continuo a fissargli le stigmate, e dalla fronte ha cominciato a scendergli una lacrima di sangue.

LINK UTILI

Amazon
Facebook autore
Instagram autore
Youtube autore
Sito casa editrice
Facebook casa editrice
Mail casa editrice
Instagram casa editrice

 

Segnalazione #49 - L'angelo veste sado

  SEGNALAZIONE #49

L'ANGELO VESTE SADO

 
TITOLO: L’Angelo veste Sado
AUTORE: Silvia Alonso
GENERE: giallo con tinte erotiche BDSM
EDITORE: Brè Edizioni
NUMERO DI PAGINE: 244
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 luglio 2021
ASIN: B097DLJG3R
PREZZO E-BOOK: 3,99€ (disponibile su Kindle Unlimited)
ISBN: 9791259700681
PREZZO CARTACEO: 13€
 
SINOSSI

L’Angelo veste Sado è un cocktail micidiale, vi trovate vari ingredienti in grado di soddisfare il palato del lettore più esigente: il giallo, con i suoi intrighi, il morto, l’assassino, il poliziotto e l’investigatore esterno. Il BDSM, quello duro, crudo, fatto di dolore che muta in piacere. L’erotismo velato ma presente. La notte, il nero del buio che copre e rivela, che cela e protegge misteri che è meglio non conoscere. La Morte, pronta a spiegare le ali come un Angelo nero. Le Mistress, vere regine del piacere per chi cerca l’oltre. Il tutto agitato con sapienza da un’autrice colta, raffinata, ammaliante. Silvia Alonso vi avvolgerà nelle dotte spire di un serpente che vi porterà a girare le pagine con avidità, sperando di non sentire il sibilo di una frusta sulla vostra schiena. Fa male. Prima di donare piacere…

BIOGRAFIA
 
Dicono che starmi dietro sia come cercare di frenare uno Tsunami con un retino per le farfalle, e ci tengo a non smentire. Quando inizio un romanzo so da dove arriva la mia ispirazione ma mai, realmente, dove andrà a finire. È un viaggio avventuroso alla scoperta di un tesoro, di cui assaporo ogni istante. Mi piace venire guidata dalle mie stesse storie mentre do loro vita fino a quando prendono il volo. Del resto, devo darle atto, alla fine ha vinto lei: la mia Sherazad interiore ha preso il sopravvento sulla me di prima, un giovane avvocato milanese con la passione per la danza, l’esoterismo e le arti pittoriche. Così, è finita che ho seguito i miei sogni. Il mio primo romanzo, I Love Mammy in Montecarlo Genesis Publishing
2019 è nato quasi per caso, e come tale ne ha conservato lo spirito giocoso da chicklit. In L’Angelo veste Sado ho consolidato la mia vocazione, trovando il coraggio di parlare di un mondo misterioso ed esoterico unendo il giallo alle luci rosse. Nel corso di questi due anni i miei racconti e le poesie hanno vinto alcuni importanti premi letterari, di carattere nazionale e Internazionale, che mi riempiono di gioia. Tra i sogni nel cassetto, la pubblicazione di romanzi per ragazzi e favole per bambini, cui sto già lavorando.
Mi piace considerare sacro ogni piccolo regalo che possa essermi fatto dal destino. A voi, cari lettori, far sì che questo viaggio duri il più a lungo possibile.

ESTRATTO

Era di nuovo giunta sera. La sera di un altro, maledetto e interminabile venerdì. Uno di quei giorni che, se sei single per vocazione e soprattutto per colpa della professione, gli attacchi di solitudine si fanno sentire, e allora bersi un Whisky in uno di quei tanti locali di strip-tease, più che un vero e proprio vizio, diventa quasi una necessità. Un effetto collaterale del difficile mestiere di vivere. Che, per uno che faceva la sua, di professione, poteva dirsi andare a nozze con gli extra, lavorativi e non.
Ormai era passata quasi un’intera settimana dal fattaccio all’Infernum, ma ancora niente: non era ancora riuscito a scovare nulla che potesse fondare uno stralcio di ulteriore indizio per le sue indagini, men che meno qualcosa che potesse fargli approfondire le ricerche oltre confine. Nulla che offrisse chiarimenti o aggiungesse allo status quo della vicenda particolari, fossero anche solo complicazioni, in mancanza dei quali tutto procedeva silenzioso e statico come in un film surreale, e lui si sentiva il miglior attore non protagonista di quel noiosissimo romanzo che gli avevano fatto leggere durante i suoi studi, Il deserto dei tartari, e che a quanto pare gli aveva pure portato sfortuna.
Aspettava lo sviluppo delle vicende inerenti all’omicidio D’Angelo come manna dal cielo e, nell’attesa di ricevere aggiornamenti, fremeva in uno stato d’ansia simile al delirio. Eppure, era un po’ che aveva fatto mettere a soqquadro tutto l’Infernum: Corrado e gli altri suoi uomini avevano interrogato tutto il personale, bariste, buttafuori, clienti abitudinari, persino gli addetti alle pulizie. Ma niente. Neanche sequestrando i computer posti all’ingresso per la registrazione dei clienti erano riusciti a trovare nel software un qualche programma che fornisse degli indizi sulle attività misteriose svolte nella sedicente segreta, la cantina del locale. In assenza di prove, il tutto assurgeva alla dimensione del mito, qualcosa di sfumato in cui si crede per affabulazione. Insomma: il frutto di un sogno, e questo gli bruciava molto, perché lui odiava le superstizioni e le credenze romantiche. In compenso non vedeva l’ora di mettere le mani su coloro che, a naso, riteneva le principali responsabili del fattaccio: la Santacroce e le altre ballerine del mucchio.
C’era poi un ulteriore particolare che lo lasciava perplesso, e che riguardava appunto la cantina: non era rimasta nessuna traccia dei vari arnesi di tortura usati dalla Mistress, la Carofiglio o chiunque si trattasse. Solo l’arredamento, che evocava un certo stile gotico e pressoché essenziale, poteva far supporre alcune subdole attività sospette, ma del corpo del reato neanche l’ombra. I pochi mobili trovati, e messi a soqquadro, erano antichi, e perciò persino apparentemente inoppugnabili: c’era una credenza dell’Ottocento sistemata al centro della stanza, sulla quale erano stati posti dei candelabri. Soprattutto c’era una panca da chiesa, trafugata chissà dove, col suo inginocchiatoio. La scientifica aveva analizzato accuratamente i mozziconi delle candele trovati in giro e ogni residuo combustibile e organico che si trovasse nella stanza, ma nessuna anomalia era stata riscontrata; nemmeno resti di funghi allucinogeni, tracce di sostanze psicotrope o quant’altro, che normalmente abbondavano in certi ambienti.
Tutto questo andava contro le sue aspettative e rendeva l’indagine più difficile. Che quelle poco di buono delle mistress o ballerine che fossero non si drogassero prima delle loro performance assassine, gli suonava strano, e a dirla tutta aveva dell’assurdo. La Carofiglio poi, dalle foto che si era girato e rigirato più volte tra le mani, aveva quella tipica aria da ragazza ingenua da risultare, per contrasto, un tizzone acceso per i suoi carboni ardenti. Se la immaginava vestita in maniera provocante, alta, bionda e col rossetto rosso a esaltarne le labbra carnose, che era una meraviglia. Chissà cosa era capace di combinare sotto effetto di stupefacenti. Quali perversioni esaudiva e fino a che punto era disposta a realizzare i desideri dei suoi sottomessi? Con quali destrezze li dominava? Era più fisica o mentale? Tutte domande che restavano nel terreno incognito della sua mente. Più la sensazione d’impotenza lo assaliva, più la sete di rivalsa, per compensazione, si faceva largo nei desideri di uomo inappagato di mezza età.
In tale panorama desertico, l’unica prova degli illeciti svolti, giocoforza al centro del suo mirino di indagine, era la croce in legno a X con le cinture in pelle. Troppo poco, però, per dedurne tutta la gamma possibile di pratiche perverse su cui stava incessantemente spremendosi le meningi, nel tentativo di immaginare ogni minuscolo e ipotetico dettaglio del misfatto. A ciò si aggiungeva l’impossibilità di reperire un qualsiasi indizio inerente all’elenco dei presunti clienti speciali che avrebbero avuto accesso al privé per quei giochi proibiti, come se fosse stato inghiottito da qualcuno. Avevano anche interrogato a lungo il proprietario del locale, il quale, in mancanza di prove che potessero smentirlo o confutarlo, si era limitato a dichiararsi all’oscuro di tutto, rimandando ogni responsabilità, seppur eventuale, alla gestione, e viceversa. Tutti rimbalzavano la palla su tutto, e lui si ritrovava ogni volta punto a capo.
Si sentiva preso in giro dal destino. Mai un’indagine tanto stuzzicante dal punto di vista teorico, per tacere del lato pratico e insolitamente ludico, gli era scivolata di mano con tale destrezza. Un pugno di mosche, uno sciame di anguille, un volo disordinato di mille farfalle, non sapeva a quale immagine paragonare quella sensazione che gli aveva causato tanto amaro in bocca. Si sentiva assediato e al contempo umiliato per non riuscire a dare una direzione a quell’indagine, che si stava trasformando in un vero tormento.
Era come se tutte le ragazze in questione si trovassero a cospirare divertite alle sue spalle: ballerine di night, spogliarelliste, Mistress, inservienti, cameriere e tutte le altre professioni che avessero una qualche remota connessione coi locali notturni. Tutte quelle che, insomma, per quanto egli avesse fatto leva sul suo ruolo autorevole di commissario, rimarcandolo tramite stratagemmi e piccole strategie, non avevano ceduto al suo fascino. Neanche dietro la promessa di una lauta mancia.
Ovviamente, a capo di tale ordine costituito, troneggiava, prima fra tutte, l’immagine impertinente della Santacroce. Quella strega che con tutta la sua prosopopea lo aveva condito via con un paio di battute sciolte sulla filosofia e qualche riferimento banale a un po’ di cinematografia. Ma per chi lo aveva preso? Le sue mutandine di pizzo erano dapprima diventate un cimelio, poi un valido antistress per i momenti di sconforto, infine sembravano essersi trasformate nel monumento alla sua incapacità di entrare nelle pieghe di quelle indagini, proprio come non era riuscito a entrare nelle pieghe intime della proprietaria dell’indumento. Un emblema di come non riusciva ad avere successo, in generale, con le donne. Un perenne memento del fatto che, se le cose continuavano così, anziché toglierle a chi di dovere, quelle mutande, prima o poi ci si sarebbe ritrovato lui. Umiliato davanti a superiori e colleghi.
Si alzò di scatto dalla scrivania, mezz’ora prima del solito. Decise che era venuto il momento di agire. Doveva prepararsi, tornare a casa per farsi una bella doccia, profumarsi e vestirsi al meglio. Quella sera avrebbe avuto tutto il tempo per cenare con calma. Una bella pastasciutta al pomodoro, niente aglio e peperoncino, meglio tenersi leggeri. Poi, sarebbe partito rinvigorito alla conquista della notte.

LINK UTILI

Amazon
Facebook autrice
Sito casa editrice
Facebook casa editrice
Mail casa editrice
Instagram casa editrice

 

Spin the dawn - Recensione di Mysticmoon

   SPIN THE DAWN

- Elizabeth Lim -

Recensione di Mysticmoon
 
Tit
olo: Spin the dawn
Autrice: Elizabeth Lim
Traduttrice: Laura Miccoli
Serie: Il sangue delle stelle #1
Genere: fantasy
Editore: Mondadori Oscar Vault
Pagine: 396
ISBN: 9788804735847
 
Si ringrazia la casa editrice Mondadori Oscar Vault per aver fornito una copia digitale del romanzo in cambio di una recensione onesta

Come ormai avrete imparato apprezzo particolarmente l'ambientazione asiatica e, essendo Elizabeth Lim un'autrice che mi attirava davvero da moltissimo tempo, non ho avuto esitazioni quando la Oscar Vault ha aperto il reclutamento per questo primo romanzo, tuttavia in questo caso specifico l'ho fatto più per sondare il terreno che per un forte interesse per un romanzo perché sentivo che Spin the dawn sarebbe stato un romanzo che avrei potuto apprezzare ma non amare.
Anche questa volta le mie sensazioni si sono rivalete corrette perché sì, Spin the dawn mi è piaciuto al punto tale da leggere subito dopo Unravel the dusk, ma non lo ritengo un romanzo strepitoso.

Ammetto candidamente che uno dei problemi principali del romanzo sono stata io, o per meglio dire gli anni di esperienza accumulati sul groppone.
Spin the dawn è un romanzo molto carino e sono abbastanza sicura che se l'avessi letto da adolescente avrei notato decisamente meno i suoi difetti; sfortunatamente non posso tornare indietro nel tempo quindi non ho potuto fare a meno di notare che si tratta di una storia dal ritmo strano e, a tratti, fin troppo semplicistica.

Come scritto poco fa, questo romanzo mi è piaciuto tuttavia non ho potuto fare a meno di sollevare varie obiezioni.
Personalmente ho apprezzato come è stata gestita la relazione sentimentale che si instaura tra la protagonista e uno dei personaggi, ma non posso fare a meno di notare che questo sentimento, almeno da un lato, si è sviluppato decisamente molto in fretta... E forse un po' troppo, vista la situazione.
La storia della competizione è stata molto interessante ma si è interrotta in maniera che ho trovato anche abbastanza brusca, quasi come se l'autrice a un certo punto avesse avuto l'illuminazione su come far diventare un volume unico una dilogia e per questo abbia deciso di sterzare bruscamente in una nuova direzione senza tuttavia riscrivere quanto già prodotto.
Maia è una protagonista che mi è piaciuta ma certe volte avrei voluto prenderla per le spalle e farci una chiacchierata perché certe volte avrebbe proprio avuto bisogno di un consiglio.
I personaggi secondari mi sono piaciuti ma non ho amato il fatto che in buona parte fossero o degli escrementi o delle bravissime persone, senza sfumature o quasi.

Insomma, per me Spin the dawn è stato il romanzo dei "bello questo ma..." e vi preannuncio, se mai uscirà una vera e propria recensione, che anche Unravel the dusk mi ha suscitato le stesse emozioni.
 

Cover reveal #8 - L'amore sta bene su tutto

 COVER REVEAL #8

- L'AMORE STA BENE SU TUTTO -


TITOLO: L'amore sta bene su tutto
AUTORE: Maia
GENERE: Chicklit
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 dicembre 2021

SINOSSI

Aria ha raggiunto quell’età che alle donne non si domanda più, non ha un uomo da quando Robbie Williams bazzicava nei Take That e nella sua lista dei buoni propositi per il futuro c’è l’imperativo di evitare nuovi casi umani del sesso opposto.
La sua migliore amica la definirebbe logorroica, disordinata, sconclusionata, distratta, insicura, eterna indecisa… ma ehi, Aria ha anche dei difetti!
Crede in tutte le sfumature del rosa, nell’oroscopo di Paolo Fox, in Coco Chanel e nel lieto fine firmato Walt Disney.
Durante la disperata ricerca di un lavoro che le permetta di pagare l’affitto del piccolo appartamento in centro Milano, Aria si imbatte nel perfetto principe azzurro da fiaba: Massimiliano Manfredi. Professore universitario, alto, occhi imperscrutabili. Peccato per quel brutto carattere da saccente precisino…
Il detto recita che gli opposti si attraggono, ma forse gli opposti possono anche imparare ad amarsi?
Probabile, dato che l’amore sta bene su tutto.
 

Segnalazione - Sabbia

 SEGNALAZIONE #48

SABBIA

 

TITOLO: Sabbia
AUTORE: Simona Lo Curto
GENERE: poesia
EDITORE: Brè Edizioni
NUMERO DI PAGINE: 65
DATA DI PUBBLICAZIONE: 25 settembre 2021
ASIN: B09H5JQWWR
PREZZO E-BOOK: 2,99€ (disponibile su Kindle Unlimited)
ISBN: 9791259701022
PREZZO CARTACEO: 9€
 
SINOSSI

Quiete e voglia di ardere. Desiderio e rassegnazione.
Le ragioni ostinate della vita: morire e rinascere. Ma dov’è la vita? Nei giorni di miele o in quelli di pioggia? Viaggiando tra i versi di questa raccolta, si potrebbe dire che l’intensità dell’emozione appare in tutta la scala dei colori, compresi i grigi, che abbiamo in sorte. Il tema dell’amore ricorre e caratterizza le poesie, ma è spesso un pretesto per parlare del tutto, della disperata e irriducibile tensione di tutte le sfaccettature del nostro vivere, un giorno da pupazzi di neve, l’altro da diavoli, inchiodati sulle nostre panchine, ma anche rapiti da treni che partono e arrivano. Emozioni effimere o prepotenti, che attraversano le nostre anime avide e generose di attenzioni. Così, su quella panchina antica, seduti, restiamo, esposti a mediocrità, ma allo stesso tempo coperti da sorrisi e odori di frutti, di terra. Attori danzanti della nostra vita imperfetta che, come sabbia tra le mani, può essere bagnata, dura, asciutta, leggera, impalpabile e volatile. Ricca di vita e sale o arida come quella del deserto, e la vita, come la sabbia, può rimanere attaccata alla pelle o fuggire via con un soffio di vento.

BIOGRAFIA
 
Simona Lo Curto, nasce a Palermo nel 1974. Consegue la Laurea in Tecnica Pubblicitaria presso l’Università degli di Studi di Palermo nel 1996 e dal 2002 svolge il ruolo di consulente per una società di telecomunicazioni. Da sempre ha la passione per lo sport e la lettura e ha partecipato a concorsi nazionali ottenendo riconoscimenti e pubblicazioni. Diverse poesie sono state esposte a mostre internazionali di mail art, in Festival della Poesia e blog dedicati alla letteratura.

ESTRATTO

COLORI

Porto un tramonto in una tasca
come fosse un fiammifero
Mi accendo e brillo di luce rosa
per attrarti arcobaleno in scala di grigi
nascondendoti il bianco e nero
della luna che tengo in borsa
che rispecchia i miei momenti
oscuri e fragili e che ingurgito
come caffè che toglie il sonno
In rosa potrei forse apparirti
più brillante e dolce di ciò che sono
io che non distinguo un fiore da un altro
ma che sono io stessa un fiore
seccato tra le pagine di un libro

LINK UTILI

Amazon
Facebook autrice
Sito casa editrice
Facebook casa editrice
Mail casa editrice
Instagram casa editrice