Eppure cadiamo felici - Enrico Galiano

Eppure cadiamo felici – Enrico Galiano



 Titolo: Eppure cadiamo felici
Autore: Enrico Galiano
Editore: Garzanti
Isbn: 9788811672319
Pagine: 384 - Rilegato
Genere: narrativa italiana


Gioia Spada è una ragazza che potrebbe essere definita strana. Una ragazza anti conformista, che non riesce ad interagire con i suoi coetanei. La sua unica amica?! Ovviamente è Tonia, pallavolista, sempre diretta nel dire le cose, con un marcato accento del sud…. Peccato che esista solo nella sua mente. Infatti Tonia è un amica immaginaria.

Ha provato cercando di essere come loro. Non ha funzionato.
Ha provato cercando di essere sé stessa. Non ha funzionato.

Gioia, o come la definiscono le sue compagne di classe MAIUNAGIOIA,
non eccelle in nessuna materia, ha anche smesso di cercare contatti con il gruppo; semplicemente se ne sta li, seduta, cercando di mimetizzarsi con il banco.

L’assolo vocale di Clare Torry intanto è, oltre che meraviglioso, provvidenziale, perché la salva dal sentire le risatine dei compagni che buttano l’occhio al suo rito mattutino di scriversi sempre la stessa frase sul braccio sinistro “Quando la felicità è qualcosa che cade”.

L’unico momento che aspetta con ansia durante le lezioni, sono le sue consuete domande che può porre al professore di filosofia; infatti solo lui riesce a capire il suo malessere interiore. Solo questo anziano professore riesce a darle risposte che per lei hanno un senso.

«Se non può essere come loro, cerchi di essere meglio di loro.»

«Si prepari, perché spesso alla sua età le capiterà che le voci che ha dentro si mettano a cantare canzoni che non le piaceranno per niente. Le lasci fare, non le cacci via, perché quelle canzoni le parleranno di lei meglio di qualunque altra!»

Lei proviene da una famiglia disastrosa, l’unica persona che la capisce veramente è sua nonna, paraplegica, che vegeta in stato comatoso in una stanzina della casa.

«Che cos’è per te la felicità?».
Si, quel giorno Gioia aveva scritto, semplicemente: «Tornare da scuola e trovare casa libera».

Una madre alcolizzata, che cerca di trovare l’uomo della sua vita (anche se per lo più sono solo ragazzi ventenni), un padre violento che è sparito dalla loro vita, ma che improvvisamente si presenta alla loro porta chiedendo ospitalità.
Proprio in una di queste sere, durante un litigio molto violento tra i suoi genitori Gioia fugge da casa. Non verso qualcosa o qualcuno, semplicemente per correre, correre senza pensare a niente.
Affaticata si ritrova davanti ad un bar “BarA”, molto fatiscente; ed è li che quella notte conoscerà Lo.
Il suo primo Vero ragazzo, forse un po’ strano, un po’ umorale, ma pur sempre l’unica persona con cui riesca a parlare tranquillamente senza dover tradurre ciò che circola nella testa.

«E’ possibile che qualcosa abbagli così tanto da ingannare. Qualsiasi luce, quando è troppa, finisce per distorcere le nostre percezioni.»

Peccato che il suo ipotetico ragazzo Lo, “Lorenzo” come diceva di chiamarsi, in realtà sia un ragazzo scomparso dieci mesi prima, nelle acque di un lago. E’ possibile che quel ragazzo che lei abbia conosciuto, la sua prima cotta, a cui abbia dato il suo primo bacio non esista?! E’ solo il frutto della sua fervida immaginazione?!

«No! E non perché la scienza non ci abbia provato ma perché non può, semplicemente non può. è questa la verità difficile da mandar giù.»
« E quale sarebbe?»
« che ogni luce ha un cuore di buio»

Chi è Gioia Spada?

Gioia Spada è una che nei temi scrive tutto senza punti e senza virgole e poi aggiunge la punteggiatura alla fine.

Lei non odia la gente, odia solo le bugie: e il casino è che quasi sempre le due cose corrispondono.

E non succede spesso, ma quando Gioia ride, bè, accende la luce.

È per questo che a Gioia piacciono tanto le parole intraducibili, quelle che si appunta sul taccuino ogni volta che le capita la fortuna di trovarne. Sapere che ci sono parole che in altre lingue non esistono l’ha sempre trovata una cosa affascinante, quasi magica.

«No, è “magari” la parola.»
«cioè?»
«e una delle poche parole italiane che sono intraducibili nelle altre lingue»
«e perché ti piace così tanto?»

«bho, forse perché ho letto che in realtà all’inizio, in greco cioè voleva dire “felice”, o forse perché riesce in sei lettere sole a significare “se solo questa cosa fosse vera”»

2 commenti: