La
canzone di Achille – Madeline Miller
Recensione
di Giorgia Wasp
Titolo:
La canzone di Achille
Autore:
Madeline Miller
Genere:
Romanzo Storico
Editore: Marsilio
Pagine: 371
Isbn: 9788831780988
La
storia di Achille, figlio di Peleo, così come non è mai stata cantata dalla
voce di un amico e compagno Patrocolo.
Nell’oscurità, due
ombre si avvicinano attraverso il crepuscolo fitto e senza speranza. Le loro
mani s’incontrano e la luce si riversa inondando ogni cosa, come cento urne
d’oro che, aperte, fanno uscire il sole.
L’autrice
con sapienza e maestria riesce a rendere alla portata di qualsiasi lettore uno
dei più importanti poemi epici: l’Iliade.
In
questo libro viene descritta la vita di Achille, protagonista della guerra di
Troia, fin dalla sua infanzia; un eroe che prende vita pian piano tra le pagine
di un libro.
Achille
nato dallo stupro della nereide Teti che disprezzava l’umanità e l’uomo
talmente tanto da non voler abbandonare il proprio mare (da premettere che il
mito narra che sia Poseidone che Zeus si contendevano la mano della nereide ma
che venne profetizzato che la stessa avrebbe generato un figlio più potente del
padre e di conseguenza le fecero sposare un mortale). Durante il romanzo solo
in poche occasioni questa lascerà il proprio rifugio mentre sovente sarà Achille
a recarsi presso dì lei. La figura di Teti viene qui descritta come
calcolatrice, solo in alcuni punti emerge una sorta, se così può essere
chiamato, di amore materno. Essa è essenzialmente accecata dalla profezia che vede
il figlio come il migliore tra i greci l’ aristos
achaion.
Il
narratore di questo romanzo è Patroclo personaggio secondario nell’ Iliade,
eclissato dalle gesta di Achille. Qui trova il proprio riconoscimento come
colui che è riuscito a vivere affianco di uno degli eroi più amati dalla storia
senza essere mai stato invidioso dei suoi talenti ma avendolo amato per quello
che era e non per ciò che avrebbe dovuto dimostrare al mondo.
La
narrazione delle gesta di Achille è straordinaria, l’autrice riesce a
trasportare il lettore direttamente davanti alle Porte Scee immergendolo nella
politica greca e nei complotti volti ad ottenere il favore degli Dei.
Ciò
che ho apprezzato maggiormente è stato l’intelletto dei diversi protagonisti
nel cercare di arginare il potere delle Moire che detengono il potere di filare
lo stame della vita.
Nonostante
tutto il mondo conosca la storia di Achille e Patroclo non ho potuto fare a
meno di sperare in un finale diverso, ho pregato affinché Patroclo non
indossasse l’armatura di Achille, ed ho sperato che Achille, folle nel suo
dolore non si lasciasse uccidere.
Devo
essere sincera, anche nei confronti dell’autrice che merita tutto il mio
plauso, ho pianto, mi sono straziata per la fine ingiuriosa di Patroclo ed ho
disprezzato con tutta me stessa Neottolemo, figlio di Achille, detto Pirro.
Solo
nell’ultimo capitolo ho potuto trovare in Teti la compassione che
contraddistingue ogni madre e che mi ha permesso di rivalutarla.
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