Segnalazione #59 - Alle corde

 SEGNALAZIONE #59

ALLE CORDE



TITOLO: Alle corde
AUTORE: Leandro Conti Celestini
GENERE: omoerotico
EDITORE: Brè Edizioni
NUMERO DI PAGINE: 400
DATA DI PUBBLICAZIONE: 12 ottobre 2021
ASIN: B087LKSCGP
PREZZO E-BOOK: 3,99€ (disponibile su Kindle Unlimited)
ISBN: 9788869362132
PREZZO CARTACEO: 18€
 
SINOSSI

Anno 1979, da qualche parte al confine tra Nevada e Oregon, fatto di strade deserte, montagne in lontananza, cieli sconfinati e il silenzio di un pomeriggio inquieto. Tristan è un giovane uomo con un sogno: entrare nel circuito del Professional Wrestling, ed è in viaggio per affrontare il primo incontro che potrebbe aprirgli le porte della nuova carriera. Inizierà così il suo percorso in locali da pochi soldi e match senza regole nelle periferie selvagge del nord America, nella speranza di venire notato dalle federazioni ufficiali ed entrare nel grande giro.
Lontano dalla famiglia e dal mondo sicuro della sua piccola città dove mai niente accade, il viaggio lo farà crescere e mutare: dalla scoperta e accettazione della sua omosessualità, alle prime esperienze erotiche con altri uomini fino a rinsaldare il profondo rapporto con il suo Coach, da sempre figura paterna e fraterna al suo fianco. Incontrerà soddisfazioni e vittorie, piacere e godimento, ma anche dolore, incertezze e sconfitte, fino a incrociare la strada con un bellissimo ma pericoloso avversario, e un patto che lo lascerà ferito e solo. Sarà il match finale nella sfavillante città di Las Vegas che gli permetterà di riscattare la sua dignità e la direzione che sembrava aver smarrito? Per la presenza di scene erotiche gay e di cruenti combattimenti, se ne raccomanda la lettura a un pubblico adulto.


BIOGRAFIA
 
‎Leandro Conti Celestini è un designer e artista italiano. Nato a Milano nel 1978, dopo una laurea in Storia dell’Arte, si trasferisce a Los Angeles, California, per lavorare nella moda e nel cinema, da sempre attratto dall’estetica glamour della Old Hollywood degli anni ‘40, dai film noir e le immagini in bianco e nero.
Alle Corde è il suo primo romanzo pubblicato da Eroscultura, e l’idea nasce da un suo recente progetto di abbigliamento che ha commercializzato con grande successo negli USA: il modello di bodysuit che Tristan, il protagonista del romanzo, indossa sul ring nel corso della storia, ed è tuttora visibile con il marchio di Tigerheat Productions.
Lo stile che pervade ogni sua opera, dalla scrittura, alla pittura, alla fotografia, mostra sempre un lato nostalgico e retrò, unito all’influenza dei grandi maestri italiani del cinema e dell’arte.

ESTRATTO

 Il giorno dopo sei già sveglio alle prime luci dell’alba. Sei il primo a scendere in cucina a preparare il caffè, e ti sorprendi nel vedere Johnny in pigiama e vestaglia sulla porta poco dopo. La pioggia ha continuato tutta la notte e adesso scende piano, accarezzando le cime degli alberi in uno scroscio monotono. Johnny si strofina gli occhi, scostando le tende della finestra.
«Buongiorno, cucciolo di tigre, dormito bene?»
«Sì, grazie, e tu?»
«Abbastanza, un po’ teso però, la pioggia mi fa questo effetto.»
«Davvero? A me piace invece, dove viviamo noi, in mezzo al deserto non piove mai.»
Il caffè viene su dal bollitore, il profumo si diffonde nella cucina, e Johnny spinge una tazza verso di te.
«Michael invece dorme come un sasso, dovunque si trovi, gli basta appoggiare la testa sul cuscino e parte nel mondo dei sogni. E non russa neanche!»
«Di solito anche io, solo ieri era una notte speciale, mi sembra di essere tornato al giorno prima dell’interrogazione con il peggior professore della scuola.»
«A chi lo dici… mi sento allo stesso modo.»
Siete seduti entrambi al tavolo, il giorno inizia a schiarirsi, ma il velo grigio della pioggia copre ancora il paesaggio in lontananza.
Bevi un sorso di caffè, mentre Johnny prepara due tazze di cereali.
«Comunque sono contento che sia arrivato il momento, non ce la facevo più ad aspettare. L’attesa è la cosa peggiore.»
«Hai ragione, almeno stasera sapremo cosa ne sarà di noi, vero?»
Ti dà un colpetto sul braccio, sorridendoti.
«Ma non sopporterei l’idea di vedervi partire… mi diverto un sacco con voi!»
«Johnny, anche io!»
L’orologio segna le sette e trenta quando anche il Coach scende in cucina, trovandovi intenti a parlare tra di voi. La mattina e poi il giorno intero scivolano via, la pioggia non smette di cadere fino a che decidete di partire. Avete poco più di un’ora per arrivare al locale dell’evento, i tergicristalli spazzolano il vetro in un rumore monotono e tu non pensi a niente per tutto il viaggio.
Il Green Colt Club è una costruzione bassa che ti ricorda il Gym Bar, anonimo e in mezzo al niente; sono appena le sette di sera e l’inserviente alla porta d’ingresso vi guarda sorpreso quando gli dite chi siete, da sotto gli ombrelli.
«L’incontro con Jimmy Angel? Ma è alle nove, mancano due ore!»
«Sì, beh, ma siamo qui, c’è una stanza dove il ragazzo può cambiarsi o qualcosa del genere?»
L’inserviente si gira verso il Coach in piedi dietro di te, squadrandolo insieme a Johnny dall’altra parte.
«E voi chi siete? I genitori?»
«Io sono il suo allenatore e lui è il suo manager. Allora dove può andare?»
Tu inizi a sentirti già abbastanza teso, speri solo di avere un posto dove ti possa sedere e aspettare l’inizio, lontano dalla confusione e dal fragore della musica alta che provengono da dentro. Il locale sembra essere già pieno anche se il ring in fondo è ancora buio.
«Gli spogliatoi degli sfidanti sono da questa parte, ma starete un po’ stretti tutti e tre. Di solito i ragazzi vengono da soli.»
Vi conduce nel retro, un corridoio con un po’ di porte e apre una stanzetta di pochi metri quadrati con all’interno solo gli armadietti dove lasciare il cambio di vestiti e una sedia. I muri sono sporchi e una luce fredda illumina la stanza, ma il silenzio all’interno è più invitante di ogni altro posto.
«Metti le tue cose in uno degli armadietti, qualcuno verrà a chiamarti poco prima dell’incontro, fatti trovare pronto e buona fortuna.»
Il Coach e Johnny sono rimasti sulla porta, mentre tu ti lasci cadere sulla sedia, la stanza è davvero piccolissima e tutti e tre quasi non ci state. Johnny apre uno degli armadietti, la chiave di ciascuno è ancora nella serratura.
«Beh, almeno essere i primi ha il vantaggio di non condividere lo spogliatoio con gli altri dopo di noi.»
Tu lo guardi senza rispondere, sospiri lentamente, cercando di scacciare la tristezza che il posto ti ha fatto venire. Il Coach deve essersene accorto, perché si avvicina e ti tocca dolcemente la spalla.
«Ehi, John, hai voglia di fare un giro? Io resto un po’ con Tristan e ci prepariamo.»
«La concentrazione prima della prova, vero?»
«Più o meno» risponde lui, ma resta serio e ti guarda negli occhi;
Johnny fa un passo fuori.
«Ok, Cuore di Tigre, io sarò in prima fila, lo sai, vero? Ce la farai! Fammi vincere una montagna di soldi alle scommesse, stasera.»
Ti alzi in piedi e lui torna dentro per abbracciarti stretto, forse per la prima volta da quando vi siete conosciuti, senti il suo calore e un profumo dolce e intenso, completamente diverso da quello che usa il Coach. Solo adesso ti accorgi che indossa un completo nero questa sera, camicia nera, e impermeabile nero, elegantissimo, forse in tuo onore, ti piace e gli sorridi.
«Johnny, grazie, ti devo tutto se questa sera siamo qui.»
«Ehi, Tigre, ma certo! Lo volevo anche io, la prima volta è immortale e qui si tratta della prima volta per tutti noi, non la dimenticheremo mai!»
Ti stringi al suo impermeabile, ti senti un po’ più calmo e poi lo lasci andare.
«Lo so, ti cerco quando sono sul ring, mandami uno dei tuoi sorrisi portafortuna.»
«Contaci che lo farò, e dopo festeggiamo!»
Johnny si allontana e il Coach chiude la porta dietro di lui, nessuno dei due parla per un po’. Dovresti cercare di rilassarti ma invece senti la tensione salire ancora di più. Il respiro diventa affannoso, il cuore batte più forte, le mani e le gambe iniziano a tremare anche da seduto.
«Coach, non riesco a trovare il coraggio…»
Lui si scosta dal muro e si inginocchia davanti a te, le sue braccia si incrociano sulle tue ginocchia, guardandoti negli occhi dal basso con le sue mani forti appoggiate sulle gambe, che interrompono i tuoi tremiti. Nella stanza fa caldo ma senti brividi gelati che ti fanno sudare, bagnano la fronte e il corpo sotto i vestiti, e la tua pelle butta già fuori odore acido e rugginoso. Te ne vergogni un po’ in sua presenza, ma lo stesso lui ti stringe stretto a sé.
«Tristan, non ti lascio… sono qui.»
E le sue mani ti cullano nel suo abbraccio, avanti e indietro, un mare calmo e finalmente anche il tuo cuore ritrova un po’ di pace. Il momento della prova è arrivato, la paura è sempre su di te che ghermisce le tue viscere, ma l’abbraccio del Coach ti ha donato una nuova consapevolezza, una nuova accettazione e sei pronto a mettere il piede sul ring.
«Va meglio, grazie.»
Ti spogli in silenzio, restando completamente nudo, per poi infilare il tuo speedo e gli stivali neri. Una volta pronto, il Coach si spalma sulle mani l’olio dalla bottiglia che ha con sé e inizia a passarlo dappertutto, in movimenti lenti e circolari, la tensione inizia a sciogliersi e i muscoli si rilassano. Dopo il massaggio, il Coach ti passa un secondo strato di olio sul corpo, quando, alla fine, l’orologio segna venti minuti all’inizio dell’incontro.
Non hai mai sentito la sua presenza così vicina e rassicurante come adesso.
«Allora, mi fai in bocca al lupo?» trovi la forza di sorridere, anche se senza vestiti ti senti così debole e vulnerabile.
«Una tigre farebbe scappare il lupo a zampe levate…»
«Wow, mi sembra di non aver mai avuto così paura in vita mia come adesso.»
Lui cerca una risposta sensata, ma senza trovarla, riesce solo a toccarti la guancia, accarezzandoti dolcemente.
Tu gli prendi la mano.
«Eddai, tu sei quello che dovrebbe farmi sentire meglio!»
«Scusami, forse dovevamo tenere John qui, almeno qualcuna delle sue battute tirava su il morale di tutti e due.»
Lasci la sua mano, sfiorandogli il viso, i tuoi occhi dentro i suoi.
«Il tuo essere qui è la cosa migliore che possa avere avuto, adesso sono davvero pronto - fai un giro su te stesso, mostrando l’outfit - vado bene così?»
«Anche io sarò proprio in prima fila… sei perfetto.»
Ti viene da ridere.
«Beh, almeno potrai intervenire se mi butterà giù dal ring e le cose dovessero andare troppo male.»
«Puoi scommetterci che lo farei!»
«Coach… abbracciami un’ultima volta.»
E per altri dieci minuti restate uniti, come prima, senza muovervi, fino a che guardi il suo orologio.
«Ok, adesso andiamo, mi sta venendo da vomitare per la paura, tu seguimi, o potrei chiudermi dentro per tutta la serata.»
«Ce la puoi fare, non dubitare mai! Io lo so.»
«Va bene…» e apri la porta.
Nel corridoio con solo il tuo speedo a pelle di tigre e gli stivali neri, senti un brivido di freddo, ma in qualche modo l’essere fuori ti procura anche una scarica di energia. Un inserviente dall’altra parte del locale segna il tuo nome e fa cenno all’arbitro all’interno del ring, mancano pochi minuti all’inizio, e da lontano sei invitato a entrare.
Sfili quasi di corsa tra il pubblico in sala, passando tra i vari tavoli e gli avventori seduti, senti qualche sguardo su di te mentre cammini, finché scavalchi agilmente le corde con un salto, atterrando proprio al centro, di fianco all’arbitro, nel ring ancora non illuminato. Se ti eri aspettato uno scroscio di applausi, o almeno speravi, non succede, eccetto che qualche battito di mani qua e là, le persone non hanno smesso di parlare tra loro o alzato gli occhi dai loro drink. Ti guardi in giro, per fortuna vedi subito poco distante il tavolo del Coach e Johnny, entrambi con una bottiglia di birra che però non hanno toccato. Ti fanno un cenno di saluto, se tu sei teso, loro lo sembrano più di te, immobili, a differenza di tutti gli altri intorno che parlano, ridono, bevono. Vedi Johnny però che all’ultimo momento ti rivolge il sorriso che ti aveva promesso, rassicurandoti un po’.
Non sai bene cosa fare, così ti appoggi alle corde, fai piccoli passi avanti indietro nel ring in penombra, accorgendoti di come l’attesa sia snervante e la tensione dentro di te cresca sempre di più. Mantenere il respiro calmo diventa difficile, inizi a sudare, ad avere freddo e di nuovo paura, perdendo lentamente il delicato equilibrio di concentrazione che avevi faticosamente conquistato poco prima.
Perché Jimmy Angel non arriva? Perché non fanno iniziare l’incontro?
Ti senti quasi schiacciare dall’energia, dall’attesa e dell’indifferenza delle persone attorno, sei al centro perfetto e ne senti il peso sulle spalle, ai capezzoli, sulle gambe, che, appena te ne rendi conto, iniziano a tremare. Tutto quanto è immobile, come se non ci fosse nessun match, la gente ai tavoli non si cura di te.
Si sono dimenticati anche che tu sei lì, sotto i riflettori spenti?
Ma improvvisamente le luci si accendono e ti abbagliano, distogliendoti dai pensieri in cui ti eri immerso, e nuova adrenalina inizia a fluire violentemente attraverso tutto il tuo corpo. Anche una musica d’ingresso comincia, e la gente ai tavoli si volta verso l’entrata illuminata da un riflettore e si avvicinano due uomini, entrambi in tuxedo, con microfoni in mano, che prendono posto a un tavolo di fronte al ring.
“Signore e signori, benvenuti a una nuova serata del Green Colt Club! Siamo io, Lloyd…”
“... e Frank - continua l’altro al suo fianco prendendo la parola - a
introdurre per voi un nuovo incontro tanto atteso da tutto lo Stato!!”
La musica e il piccolo spettacolo per un attimo ti fanno dimenticare la tensione: sei davvero sul palco adesso, sei in uno show, ce l’hai fatta… è il tuo momento di brillare, anche se non lo sa ancora nessuno.
Sospiri, controlli il tuo respiro ancora una volta, ti concentri, mentre i due continuano a parlare.
“Proprio così, signore e signori, questa sera abbiamo come ospite d’onore il magnifico, imbattibile, sensazionale…”
“Jiiiiimmyyyyyyyyyyy Angeeeeeeeeeel!!!”
La musica cambia improvvisamente, proprio pochi attimi prima che la figura che hai conosciuto una settimana prima faccia la sua entrata spettacolare: Jimmy Angel entra correndo, un mantello rosso fino a piedi svolazza sul fisico robusto, il pubblico è in estasi, applaude, urla, quelli di fianco cercano di toccarlo, stringergli la mano, lui batte un cinque che il pubblico gli tende a mani aperte, sorride, flette i muscoli, lo charme e l’energia che hai sentito sprigionarsi da lui la prima volta che lo hai visto sono vivi e potenti quanto mai, e ti raggiungono anche dal fondo della sala. Resti stupito per come tu sia invisibile agli occhi di tutti, attirati solo sul campione. Pensavi di riuscire a catturare qualche sguardo o qualche applauso, ma questo non è successo minimamente. Che cosa ha lui che a te manca? Da dove crea quell’energia così spessa e abbagliante attorno a lui?
Finalmente Jimmy Angel scavalca le corde del ring, tu sei ancora appoggiato all’angolo opposto, ma lui sembra non accorgersi di te, continuando la sua passerella a braccia alzate e muscoli in posa. Un uomo sui cinquant’anni lo segue fino al bordo del ring e prende al volo il mantello che Jimmy Angel gli lancia; come la settimana scorsa, il corpo robusto e oliato fino a risplendere è coperto dal mini slip nero con il suo nome in lettere dorate sul retro. Continua a sorridere, il pubblico si è alzato dalle sedie per urlare il suo nome e applaudire più forte.
Ti tornano alla mente le parole del Coach: “Ricordati di iniziare senza resistere! Non combattere, fagli credere di averti in pugno senza la minima difficoltà, lascia che abbassi la guardia, così poi puoi colpire!”
E va bene, così sia…
Finalmente Jimmy Angel si gira e sembra accorgersi di te, ancora
con le braccia a mezz’aria, i muscoli tesi che gocciolano d’olio, la sua pelle emana un buon profumo intenso, ma una volta giratosi verso di te, lo sguardo per il pubblico si trasforma in una lama di rasoio. Nessuna parola, nessuna stretta di mano e si è già voltato verso il suo angolo.
“Signore e signori, all’angolo rosso un grande campione, titolare diverse volte in passato della cintura della North Wrestling Federation, stasera qui con noi! Diamo un altro immenso benvenuto al grandioso Jimmy Angel!”
“Proprio così, Lloyd, noi tutti aspettiamo con ansia di vedere come si comporterà sul ring stasera! Lo spettacolo a cui ci farà assistere!”
“Sarà fantastico! Nell’angolo blu lo sfidante, da Las Vegas: Cuore di Tigre!”
Il riflettore si sposta su di te, senti il calore della luce che ti investe di sorpresa, e riesci soltanto ad alzare le braccia nel sentire il tuo nome, fiumi di sudore scorrono dalla tua pelle bagnata, un brivido di eccitazione e di energia ti attraversa e ti piace, ma la luce torna subito su Golden Jimmy, quando Frankie riprende il discorso. Tu ormai non ascolti più. L’arbitro vi chiama entrambi al centro del ring, rabbrividisci ma riesci ad avanzare passo dopo passo, Jimmy Angel è già al centro.
«Allora, siete pronti?»
Annuisci, il tuo avversario non distoglie gli occhi da te.
«Voglio un combattimento leale, niente colpi sotto la cintola, morsi o tirate ai capelli, intesi?»
Annuisci ancora. Tutto il rumore e la confusione attorno a te sembrano essersi spenti, come se qualcuno avesse abbassato il volume, ma in quel silenzio non sei sicuro di cosa fare.
Allunghi la mano verso Jimmy Angel, un gesto sportivo che ti è stato insegnato sin dall’inizio, ti sembra di muoversi al rallentatore, così come le parole dell’arbitro e la reazione di Angel davanti a te, quasi stupito dal tuo gesto. Ma fai appena in tempo ad accorgertene, perché non appena il campione alza la sua mano, invece che stringere la tua, la solleva velocissima, e il suo palmo, duro e pesante ti schiaffeggia in pieno sulla guancia. Tutto il rumore attorno a te si alza di volume all’improvviso, il tuo corpo è rovesciato di lato dall’impatto violento del colpo, il viso si infiamma di dolore e i tuoi stivali si incrociano, quasi perdendo la presa sul terreno. Ti strofini la pelle incredulo, lo schiaffo è bruciante, guardi l’arbitro, ma la sua unica reazione è alzare il braccio, facendo suonare la campanella d’inizio a bordo del ring.
Riprendi l’equilibrio più veloce che puoi, Jimmy Angel ti sta già girando intorno, inizi a correre in cerchio anche tu, senti i suoi occhi che ti studiano.
«Non provare neanche a reagire…» ti sussurra quasi sottovoce, le sue labbra si muovono, le parole sono coperte dagli applausi e dalle grida del pubblico, ma ti arrivano chiare al cervello.
«Vieni qui a sfidare l’unico campione, pensando di avere una possibilità… ma guardati, ti pentirai di averci anche solo provato.»
Le vostre braccia si intrecciano all’unisono, le sue mani si aggrappano alle tue, in un abbraccio che è una prova di forza.
“Fallo vincere, confondilo…”


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