LA CLASSE
- Christina Dalcher -
Titolo: La classe
Autore: Christina Dalcher
Traduttrice: Barbara Ronca
Traduttrice: Barbara Ronca
Genere: distopia
Editore:Nord
Pagine: 416
ASIN: B08LMVYF3S
Prezzo ebook: 9,99€
ASIN: B08LMVYF3S
Prezzo ebook: 9,99€
ISBN: 9788842933151
Prezzo cartaceo: 18,60€
Prezzo cartaceo: 18,60€
Tra i titoli segnalati sul blog per il mese di novembre 2020 c'era anche La classe di Christina Dalcher.
A quasi due anni di distanza da quel post e in prossimità dell'inizio del nuovo anno scolastico, vi propongo la recensione di questo romanzo che vede l'istruzione come fulcro attorno al quale ruotano le vicende dei personaggi.
In un futuro assai vicino al nostro presente, il sistema scolastico statunitense è stato profondamente riformato: la popolazione è classificata in base al Q, un quoziente che in base ai risultati scolastici e alla condotta premia gli intelligenti e penalizza i meno dotati, suddividendo di fatto la popolazione in tre categorie contraddistinte dai colori argento, verde e giallo.
Protagonista e voce narrante è Elena Fischier Fairchild, insegnante in una scuola argento nonché moglie di Malcolm Fairchild, uno degli uomini che stanno affinando sempre più il sistema basato sul Q.
Elena è anche madre di due figlie: l'adolescente Anne, brillante studentessa nella stessa scuola in cui insegna sua madre, e la piccola Freddie, nove anni, che patisce particolarmente il sistema che i suoi genitori hanno contribuito a creare.
Il sistema basato sul quoziente Q rappresenta l'esasperazione della meritocrazia.
I lavoratori che ai periodici test di controllo ottengono risultati migliori hanno diritto ai lavori migliori e percepiscono un salario migliore che permette di acquistare i beni migliori mentre con il peggiorare delle prestazioni il benessere viene via via meno; questo sistema, applicato nelle scuole, porta sin dalla più tenera età ogni individuo alla corsa al voto migliore, fatto mette una pressione assurda sulle spalle di questi ragazzi e spinge i docenti a chiedere risultati sempre migliori ponendo domande sempre più complesse (tra l'altro, piccolo spoiler: il voto minimo per rientrare nelle scuole verdi è 8, quindi non un risultato basso). Se apparentemente questo potrebbe sembrare un ottimo modo per assegnare alle persone più intelligenti le posizioni lavorative migliori, dall'altro è un sistema disumanizzante che non tiene minimamente conto delle differenze tra gli individui o delle problematiche, permanenti o temporanee o passeggere, che queste persone potrebbero avere, creando un mondo molto asettico.
Ho trovato interessante e piuttosto calzante il parallelo inserito dalla Dalcher tra questo sistema ed una particolare tipo di forma di governo appartenente al nostro passato (la Dalcher accenna ad uno specifico regime ma è abbastanza palese che la critica sia più generale): per quanto con modalità differenti (nella Storia si cercò un terreno comune per unire la popolazione e indottrinarla; nel romanzo la popolazione viene invece divisa in categorie), in entrambi i sistemi si assiste allo sfruttamento di un pregiudizio per condizionare la percezione della popolazione nei confronti di una categoria specifica e creare terreno fertile per una deriva autoritarista.
Credo sia abbastanza chiaro che alla sottoscritta il romanzo sia piaciuto davvero moltissimo: specie nei primi giorni successivi alla lettura, ho riflettuto davvero molto su questa storia perché se inizialmente mi pareva chiaro che questo sistema fosse nato con un intento meritevole per poi deviare in una realtà in cui l'uniformità viene esasperata fino ad arrivare ad una deriva terrificante, pian piano la mia idea è andata modificandosi per via di Malcolm Fairchild, il marito della protagonista nonché mente dietro la creazione di questo sistema.
Sia chiaro, trovo ancora che un po' di meritocrazia in più, specie nel nostro paese, non sarebbe una pessima idea; è il reale intento della creazione di quel sistema nel romanzo che ha iniziato a farmi pensare, specie viste le modalità della sua applicazione.
Tuttavia devo muovere una critica a questo romanzo: la mancanza di realismo dei personaggi. A parte Elena, che è una signora protagonista e mi è piaciuto molto proprio per la sua anima via via sempre più tormentata, e poche altre eccezioni, i personaggi che hanno un ruolo di rilievo in questa storia sono fortemente connotati come positivi o negativi, senza particolari sfumature caratteriali che avrebbero potuto donare realismo alla narrazione. Sia chiaro, a me il romanzo è piaciuto davvero molto anche così... Ma a mente fredda avrei preferito un po' più di tridimensionalità.
A quasi due anni di distanza da quel post e in prossimità dell'inizio del nuovo anno scolastico, vi propongo la recensione di questo romanzo che vede l'istruzione come fulcro attorno al quale ruotano le vicende dei personaggi.
In un futuro assai vicino al nostro presente, il sistema scolastico statunitense è stato profondamente riformato: la popolazione è classificata in base al Q, un quoziente che in base ai risultati scolastici e alla condotta premia gli intelligenti e penalizza i meno dotati, suddividendo di fatto la popolazione in tre categorie contraddistinte dai colori argento, verde e giallo.
Protagonista e voce narrante è Elena Fischier Fairchild, insegnante in una scuola argento nonché moglie di Malcolm Fairchild, uno degli uomini che stanno affinando sempre più il sistema basato sul Q.
Elena è anche madre di due figlie: l'adolescente Anne, brillante studentessa nella stessa scuola in cui insegna sua madre, e la piccola Freddie, nove anni, che patisce particolarmente il sistema che i suoi genitori hanno contribuito a creare.
Il sistema basato sul quoziente Q rappresenta l'esasperazione della meritocrazia.
I lavoratori che ai periodici test di controllo ottengono risultati migliori hanno diritto ai lavori migliori e percepiscono un salario migliore che permette di acquistare i beni migliori mentre con il peggiorare delle prestazioni il benessere viene via via meno; questo sistema, applicato nelle scuole, porta sin dalla più tenera età ogni individuo alla corsa al voto migliore, fatto mette una pressione assurda sulle spalle di questi ragazzi e spinge i docenti a chiedere risultati sempre migliori ponendo domande sempre più complesse (tra l'altro, piccolo spoiler: il voto minimo per rientrare nelle scuole verdi è 8, quindi non un risultato basso). Se apparentemente questo potrebbe sembrare un ottimo modo per assegnare alle persone più intelligenti le posizioni lavorative migliori, dall'altro è un sistema disumanizzante che non tiene minimamente conto delle differenze tra gli individui o delle problematiche, permanenti o temporanee o passeggere, che queste persone potrebbero avere, creando un mondo molto asettico.
Ho trovato interessante e piuttosto calzante il parallelo inserito dalla Dalcher tra questo sistema ed una particolare tipo di forma di governo appartenente al nostro passato (la Dalcher accenna ad uno specifico regime ma è abbastanza palese che la critica sia più generale): per quanto con modalità differenti (nella Storia si cercò un terreno comune per unire la popolazione e indottrinarla; nel romanzo la popolazione viene invece divisa in categorie), in entrambi i sistemi si assiste allo sfruttamento di un pregiudizio per condizionare la percezione della popolazione nei confronti di una categoria specifica e creare terreno fertile per una deriva autoritarista.
Credo sia abbastanza chiaro che alla sottoscritta il romanzo sia piaciuto davvero moltissimo: specie nei primi giorni successivi alla lettura, ho riflettuto davvero molto su questa storia perché se inizialmente mi pareva chiaro che questo sistema fosse nato con un intento meritevole per poi deviare in una realtà in cui l'uniformità viene esasperata fino ad arrivare ad una deriva terrificante, pian piano la mia idea è andata modificandosi per via di Malcolm Fairchild, il marito della protagonista nonché mente dietro la creazione di questo sistema.
Sia chiaro, trovo ancora che un po' di meritocrazia in più, specie nel nostro paese, non sarebbe una pessima idea; è il reale intento della creazione di quel sistema nel romanzo che ha iniziato a farmi pensare, specie viste le modalità della sua applicazione.
Tuttavia devo muovere una critica a questo romanzo: la mancanza di realismo dei personaggi. A parte Elena, che è una signora protagonista e mi è piaciuto molto proprio per la sua anima via via sempre più tormentata, e poche altre eccezioni, i personaggi che hanno un ruolo di rilievo in questa storia sono fortemente connotati come positivi o negativi, senza particolari sfumature caratteriali che avrebbero potuto donare realismo alla narrazione. Sia chiaro, a me il romanzo è piaciuto davvero molto anche così... Ma a mente fredda avrei preferito un po' più di tridimensionalità.
Per quanto mi riguarda, io vi consiglio spassionatamente la lettura di questo romanzo ma con un'eccezione: se avete letto Vox che non l'avete amato, forse questo non è il romanzo adatto a voi.
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