Una bambina perduta - Torey L. Hayden
Recensione
di Mysticmoon
Autore: Torey L. Hayden
Traduttore: Chiara Brovelli
Genere: romanzo autobiografico
Editore: Corbaccio
Pagine: 336
Isbn: 9788867007394
Ricordo benissimo il giorno in cui Torey Hayden è entrata nella mia vita: avevo compiuto da un paio di mesi 12 anni, stavo aspettando che arrivasse il mio turno per scegliere il mio primo paio di occhiali e mia madre tornò dall'edicola con una copia in edizione economica di Una bambina, il suo primo e più celebre romanzo.
Il romanzo non era destinato a me eppure la sua copertina mi chiamava e qualche settimana più tardi, in estate, decisi che l'avrei letto.
Da quella calda estate sono passati oltre vent'anni ma non mi sono ancora stancata né di quel libro né delle altre storie autobiografiche dell'autrice (per le sue opere di pura invenzione non nutro lo stesso trasporto, devo ammetterlo), quindi il giorno in cui l'autrice ha annunciato che non solo l'uscita di un nuovo libro a otto anni di distanza dal suo ultimo romanzo era prevista anche in Italia ma che si sarebbe trattato di una storia vera... Immaginate il Carnevale di Rio che si è scatenato nella mia testa!😍
Le precedenti storie della sua esperienza con bambini speciali erano ambientate negli Stati Uniti d'America, paese natio dell'autrice, e risalivano tutte ad un periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Ottanta, ossia prima del suo trasferimento nel Regno Unito per sposare un gallese, mettere su famiglia e dedicarsi all'attività di scrittrice ed allevatrice; in Una bambina perduta troviamo Torey nei panni di madre, nel Galles dei primi anni Novanta, e alle prese con il lavoro di volontaria all'interno della struttura in cui è ospitata Jessie, nove anni, una bambina affidata allo stato dai genitori a causa della sua piromania e che sembra incapace di riferire la sua realtà senza farcirla di informazioni di pura invenzione.
L'esperienza permette a Torey di capire immediatamente che dietro quella facciata si nasconde una storia di profondo disagio e che con ogni probabilità un ruolo rilevante è giocato dalla famiglia che, dietro una sottile patina di apparente banalità, nasconde una fitta rete di crepe.
La storia di Jessie non mi è entrata nel cuore come quella di Sheila o Lori o Kevin, devo ammetterlo, eppure mi ha lasciato un segno diverso rispetto a queste precedenti storie; la storia di Jessie è straziante perché giocata completamente sul fatto di avere a che fare con una bambina che mente tanto agli adulti quanto a se stessa, una creatura che ha sepolto i suoi traumi sotto uno strato talmente spesso di menzogne da aver perso parte del contatto con la realtà e per questo ormai incapace di comprendere cosa sia vero e cosa sia frutto della sua fantasia.
A inficiare il mio gradimento del romanzo probabilmente ha giocato anche la mancanza del gruppo, elemento che ho sempre amato molto nei romanzi della Hayden e che, con la sua assenza, mi aveva reso più difficile far scoccare la scintilla con Come in una gabbia. Adoro il modo in cui Torey Hayden descrive le sue classi di bambini tanto diversi tra loro quanto difficili, dei gruppi disfunzionali che in qualche modo riescono a trovare un proprio equilibrio fisiologico per funzionare, quindi la sola presenza di questa bambina e la mancanza di un maggiore inserimento nel gruppo sociale della casa famiglia in cui è ospitata mi hanno portata ad una reazione sì positiva ma più tiepida che in altri casi.
Una bambina perduta non è il mio romanzo preferito di Torey Hayden, questo credo sia palese, ma questo non significa che non mi sia piaciuto; la storia di Jessie ha semplicemente avuto un impatto diverso da quello degli altri libri della Hayden perché sono passati tanti anni da quell'estate di fine anni Novanta, sono cresciuta e ho fatto esperienze, quindi il piacere di leggere questo romanzo ha assunto sfumature inedite e più mature, prive degli entusiasmi adolescenziali (perché è stato allora che ho letto per la prima volta quasi tutti i romanzi dell'autrice) ma più profonde rispetto a quel passato.
Amo le storie di Torey Hayden e sono certa che continuerò ad amare ogni suo libro, ma con ogni probabilità da questa lettura in poi si tratterà di esperienze meno di pancia e più di testa ma sempre meravigliosamente strazianti.
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