L'EREDE DI LUCE
- Luca Rossi
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Premessa obbligatoria: questa recensione arriva ad anni di distanza da quella del primo volume per una serie di eventi i cui cardini sono la mia pessima memoria e il cambio della modalità di realizzazione delle recensioni inteso come procedimento concreto; il risultato di queste circostanze è stato l'aver realizzato che alcune recensioni che ero sicurissima fossero state postate tra il 2018 ed il 2019 erano lì a vegetare e tra queste c'erano quelle del secondo e terzo volume di questa trilogia.
Mi scuso con l'autore che ci aveva fornito i romanzi assicurandogli che ero convintissima di aver pubblicato queste recensioni da almeno un paio d'anni e di aver notato l'errore solo un paio di giorni fa.
L’erede di luce comincia qualche settimana dopo la conclusione di I rami del tempo (di cui potete trovare qui la recensione), che si era chiuso con le sorti di più di un personaggio appese a un filo. Devo ammettere che mi sono subito appassionata alle vicende narrate ed ho pensato seriamente che in questo romanzo l’autore avesse sistemato il tiro dato che per molte pagine si è concentrato su due di loro in particolare, migliorandone la caratterizzazione e tratteggiando piuttosto bene anche l’immagine di nuovi personaggi di contorno, e anche quando è passato oltre, trattando di altri personaggi già presenti nel primo romanzo ho trovato una maggiore solidità nei personaggi… insomma, per oltre metà del romanzo ho letto con vero piacere questa storia che, per quanto non scevra da alcune contraddizioni e in alcuni brani un filo farraginosa, mi sembrava migliore della precedente.
Devo ammettere con una certa tristezza che, se la prima parte del romanzo mi è piaciuta molto, la seconda mi ha delusa abbastanza a causa di una certa confusione dovuta in parte all’introduzione di quel gruppo di personaggi che suppongo incontreremo di frequente anche nel terzo ed ultimo romanzo della trilogia, che ha sì dato una virata piuttosto originale alla storia ma ha spezzato l’equilibrio che fino a quel momento era riuscito a rendermi molto gradito il romanzo nonostante i suoi problemi.
Un altro elemento che mi è piaciuto davvero poco è stata la crescita dei poteri magici di uno dei personaggi; personalmente nei fantasy gradisco molto quando un personaggio cresce e di pari passo viene mostrata un’evoluzione anche del suo potere, ma il repentino ed incontrollato aumentare di poteri di un personaggio non la trovo mai una buona idea perché è molto facile scivolare dal personaggio potente in grado di risolvere un problema al deus ex machina che spezza totalmente la tensione della storia perché tanto c’è sempre lui/lei a togliere le castagne dal fuoco, e in questo caso specifico la cosa ha colpito maggiormente la mia attenzione perché in questa storia, almeno in teoria, dovrebbe esserci più di una persona in grado di intervenire o almeno avere qualche idea sul come tirarsi fuori dai guai. Capisco non sia un romanzo corale ma questo empowerment repentino l’ho trovato una nota stonata all’interno di un romanzo che funzionava.
La mia opinione su questo romanzo è abbastanza incerta: da una parte ho apprezzato molto le fasi iniziali e centrali, nelle quali l’attenzione veniva focalizzata su un gruppo limitato di personaggi alla volta, così come accadeva nel precedente romanzo ma dando più spazio all’introspezione dei personaggi oltre che allo scorrere degli eventi, dall’altra ho trovato la parte finale un po’ troppo caotica e poco convincente alla luce di quanto narrato fino a quel momento.
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