I rami del tempo - Recensione di Mysticmoon


I rami del tempo – Luca Rossi
Recensione di Mysticmoon



Titolo: I rami del tempo
Autore: Luca Rossi
Genere: fantasy
Editore: CreateSpace Independent Publishing Platform
Pagine: 157
ASIN: B00J4SUIOC


L’intera popolazione dell’isola di Turios è riunita per celebrare un matrimonio quando dal cielo iniziano a piovere schegge che ne sterminano la popolazione. I coniugi Bashinoir e Lil, miracolosamente scampati alla tragedia, trovano rifugio all’interno del tempio nel quale si trova Miril, che presto realizzano essere non solo l’unica altra sopravvissuta alla catastrofe ma anche colei che permette alla barriera che difende l’isola di restare attiva.
Molto più a nord, re Baenor, collerico sovrano di Isk, si bea della convinzione di aver finalmente abbattuto la barriera che da due millenni separa il suo reame dalle fertili terre del sud.


Ringraziamo l’autore per averci fornito una copia digitale del suo libro


I rami del tempo di Luca Rossi è uno di quei romanzi che ho messo sulla lista dei desideri di Amazon perché aveva una bella copertina e una trama intrigante ma non avevo ancora acquistato perché non sono una gran lettrice di libri in formato digitale, quindi quando ho scoperto che l’autore ci aveva fornito la sua trilogia in cambio di una recensione ne sono stata entusiasta ma, al tempo stesso, ho deciso che non mi sarei lasciata influenzare dalla gratitudine nei suoi confronti, in modo da poter scrivere la mia sincera opinione sulla storia.
Se dovessi esprimere il mio parere in una singola frase direi, a malincuore, che “I rami del tempo” è un romanzo con un immenso potenziale che non viene sfruttato a pieno.
Sulla carta l’idea di base di questo romanzo è molto valida: due regni separati da millenni da una barriera che è al tempo stesso protezione per una delle parti in causa e prigione per l’altra, motivo per cui il sovrano di Isk vorrebbe smantellarla per raggiungere terre fertili dalle quali ottenere un vantaggio, ed in questa vicenda s’innesta il tema dei viaggi nel tempo, argomento che non viene sbattuto in faccia al lettore ma presentato con calma, così come due misteriose figure che appaiono in una manciata di capitoli senza che sia chiaro quale sia esattamente il loro ruolo (suppongo verrà fatta luce su questo mistero nel secondo e nel terzo romanzo).
Il ritmo della storia è piuttosto blando ma non per questo si tratta di un racconto in cui succede poco: in un gioco di capitoli che porta da una parte all’altra di questo mondo Luca Rossi trascina il lettore nelle vite dei diversi personaggi, percorsi che solo apparentemente si sviluppano parallelamente perché pian piano viene alla luce un piano superiore che li porta a convergere in maniera per nulla scontata.
Il mio modesto parere è che in questa storia gli unici “dettagli” a non funzionare a dovere siano i personaggi ed il motivo è semplice: sono tutti caratterizzati in maniera assai superficiale, quasi frettolosa, e per questo non mi sono sentita coinvolta né dai personaggi positivi come i tre sopravvissuti di Turios, ossia Lil, Miril e Bashinoir né da quelli negativi, in primis re Baenor del regno di Isk, anche se si è trattato di problemi diversi per i due schieramenti.
Per quanto riguarda gli abitanti di Turios il mio problema è stato semplicemente quello di non trovare nulla che mi legasse a questi tre personaggi: certamente ho provato empatia per Bashinoir andando verso il finale, vista la situazione che stava vivendo, e non ho avuto problemi ad accettare il fatto che, visto il suo ruolo prima all’interno della società dell’isola e adesso in una situazione estrema, Miril debba essere il personaggio un po’ misterioso, ma ho trovato un po’ troppo accennata la loro caratterizzazione e soprattutto l’evoluzione del rapporto tra Lil e Miril fin troppo sottintesa, un’impressione talmente forte da farmi pensare, nonostante sapessi che non era così, che fosse un legame creatosi da un momento all’altro e non qualcosa sviluppatosi in un arco temporale più ampio di un paio di giorni.
Riguardo a re Baenor, ho trovato lo “stratagemma” di caratterizzare il sovrano del regno a nord attraverso il suo peccato più grande, ossia la lussuria, poco funzionale perché senza una base più solida buona parte delle numerose scene di sesso che lo riguardano mi sono sembrate puro e semplice fanservice e quindi abbastanza inutili ai fini della trama perché per rendere l’idea di un sovrano lussurioso ne bastavano anche meno, discorso che per esempio non si applica alle scene in cui il re inveisce contro i suoi subordinati perché in quel caso viene dato qualcosa alla storia.
Insomma, se da una parte si nota la cura messa dall’autore per creare questa storia, dall’altra è anche abbastanza lampante che qualcosa non ha funzionato a dovere e questo elemento, combinandosi a qualche piccola pecca sparsa nel racconto, mi ha portata ad avere un giudizio abbastanza tiepido riguardo ad una storia nei confronti della quale avevo aspettative altissime.

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