IL DONO E IL SACRIFICIO
e
LA FIAMMA E LA GUERRIERA
- Jacqueline Carey -
Titolo: Il dono e il sacrificio - La fiamma e la guerriera
Titolo originale: Naamah's Kiss
Autore: Jacqueline Carey
Traduttore: Gianluigi Zuddas
Serie: Naamah Trilogy #1
Editore: TEA
Pagine: 382 (Il dono e il sacrificio)
391 (La fiamma e la guerriera)
ISBN: 9788850236176 (Il dono e il sacrificio)
9788850236183 (La fiamma e la guerriera)
La storia editoriale italiana dei romanzi di Terre d'Ange di Jacqueline Carey, che contano un totale nove volumi suddivisi in tre trilogie, non è stata molto fortunata.
Seppure la prima trilogia pubblicata tra il 2005 e il 2007 avesse appassionato un buon numero di lettori, probabilmente i ricavi non furono all'altezza delle aspettative e delle spese della casa editrice Nord a causa delle loro discrete dimensioni (rispettivamente 892 pagine per Il dardo e la rosa, 752 per La prescelta e l'erede e 832 per La maschera e le tenebre) quindi scelse un approccio diverso per la trilogia successiva, ossia dividere in due volumi ognuno dei romanzi.
Per quanto il dover spendere quasi 40 euro per ognuno di questi romanzi non mi facesse fare i salti di gioia, ero disposta a farlo se questa era la condizione per avere un'edizione italiana dei romanzi di una delle mie autrici preferite.
Sfortunatamente non è stato così.
Tra ottobre 2009 e febbraio 2012, a cadenza abbastanza regolare, vennero pubblicati i sei volumi in cui venne divisa la seconda trilogia (che ha un nome specifico ma essendo le prime due trilogie strettamente legate il titolo della seconda potrebbe essere considerato uno spoiler della prima trilogia😅) e nell'autunno dello stesso anno ebbe inizio la pubblicazione della Naamah Trilogy, nota anche come la trilogia di Moirin, ambientata circa un secolo dopo la chiusura della precedente; sfortunatamente Il dono e il sacrificio e La fiamma e la guerriera, che compongono il primo volume della Naamah Trilogy, non hanno avuto molto successo e per questo sono gli ultimi romanzi dell'autrice tradotti in Italia.
Personalmente ho trovato che uno dei problemi di questo romanzo sia proprio la protagonista, ossia Moirin, ed il fatto che volente o nolente il pensiero voli fin troppo spesso indietro di oltre un secolo per arrivare a Phedre. Sia chiaro, i richiami ai precedenti romanzi erano necessari e apprezzo le strizzatine d'occhio, ma ho constatato che in alcuni punti la vicenda di Moirin somigli un pochino troppo a quella di Phedre.
Quello che a mio avviso è l'esempio più palese di questo parallelismo riguarda l'interesse sentimentale della protagonista.
Il fatto che entrambe provino forti sentimenti per più persone allo stesso tempo non l'ho trovato significativo per via del contesto: entrambe sono Angeline e per questo seguono il precetto del Beato Elua "ama a tuo piacimento", quindi è del tutto naturale.
Mi è piaciuto meno il fatto di ritrovarmi di fronte alla dinamica "da nemici ad amanti": entrambe sono vittime di un pregiudizio ed entrambe iniziano queste relazioni quasi per caso, ma nel caso di Moirin ho trovato l'evoluzione di questo rapporto in qualcosa di più diverso molto meno profonda e strutturata, cosa che non mi sarebbe dispiaciuta particolarmente se non ci fosse stato il sottile sapore del deja vu.
Ciò che mi è piaciuto ancor meno è stato il fatto che l'interesse amoroso di Moirin (che d'ora in poi chiamerò IaM) fino a un certo punto del romanzo sembri l'interesse amoroso di Phedre (alias IaP) trapiantato in un corpo diverso; reazioni, gesti e parole di IaM ricordano davvero tanto quelle di IaP in circostanze simili e di conseguenza a me lettrice, specie nella prima parte del romanzo, veniva istintivo fare il parallelismo Moirin-Phedre, con risultati sempre svantaggiosi per la prima in quanto, nonostante pecchino entrambe di un eccessiva sicurezza dettata dalla giovanissima età (ovviamente mi riferisco esclusivamente alla Phedre adolescente del primo romanzo), ho trovato la prima meno carismatica rispetto alla seconda.
Tra questi c'è anche il già citato IaM. Personaggio che inizialmente ho giudicato fin troppo simile a IaP e che per questo ho guardato un po' male (mi spiace ma per quanto abbia un palo di scopa infilato lì dove non batte il sole e tante volte avrei voluto appenderlo fuori dalla finestra per la treccia, IaP è IaP), successivamente ho trovato Iam abbastanza anonimo, vuoi anche perché relegato ad una relativa marginalità nel campo visivo di Moirin per motivi di trama. E la scelta finale... Diciamo solo che due ghiandole che non ho hanno iniziato a girare producendo energia eolica.😡
Insomma, IaM non mi è piaciuto granché ma a parte quel colpo di coda finale non è stato un personaggio particolarmente negativo, cosa che non si può dire di LM, uno degli altri interessi sentimentali della nostra Moirin.
Per quanto in un primo momento non sembri così, diventa chiaro abbastanza in fretta che LM sia un manipolatore il cui interesse primario è il proprio vantaggio, un personaggio molto umano che sprofonda nelle tenebre di fronte agli occhi del lettore. Se da una parte non l'ho apprezzato dal punto di vista umano (non amo quel genere di persone), dall'altra mi è piaciuto moltissimo come la Carey l'ha costruito; sono certa che nel terzo ed ultimo volume della storia, che sto leggendo in questi giorni, mi donerà qualche altro motivo per apprezzarlo detestandolo.
E poi c'è lei, il personaggio che più ho apprezzato nonché la mia ship preferita di Moirin (ricordate che il precetto fondante di Terra d'Ange è "ama a tuo piacimento"😅). Se analizzato in maniera approfondita non è un personaggio particolarmente approfondito, tuttavia la Carey è stata in grado di farla apparire al lettore esattamente come la vedono Moirin e gli abitanti di Terre d'Ange e alla fine non sono riuscita a non esserne affascinata tanto quanto loro.😅
Un altro problema di cui soffre questo romanzo (e, spoiler, avendo già letto il secondo dirò la stessa cosa anche di quello) è che c'è TANTA roba al suo interno ma non a tutto viene concesso uno spazio sufficiente per essere approfondito. Sia chiaro, essendo un romanzo che parte dall'infanzia della protagonista per arrivare alla tarda adolescenza non c'è nulla di strano che siano presenti moltissimi eventi (anche per i primi volumi delle precedenti trilogie è andata così) ma, complice anche la suddivisione in due volumi che ha reso concreta la scissione in due parti di questo romanzo (tra l'altro una scissione che mi è parso sia stata fatta più per dividere il volume in due parti che avessero un numero di pagine simile, dato che se ritardata di un centinaio di pagine avrebbe potuto avere un senso anche per la storia), la storia risulta frammentaria. Una delle caratteristiche che ho amato nei precedenti volumi della Carey era il fatto che, nonostante coprissero archi temporali piuttosto estesi e avessero ambientazioni molto diverse all'interno del medesimo volume, vi fosse armonia nelle transizioni ed un senso di organicità che alla fine dei tre volumi si concretizzava in un prodotto che provava il fatto che tutte le esperienze vissute e tutti gli incontri fatti dessero un apporto, anche minimo, al raggiungimento dell'obiettivo finale che veniva svelato tassello per tassello di volume in volume; in questo primo volume l'impressione è che la maggior parte di queste esperienze probabilmente si riveleranno inutili e solo quelle più significative, nel bene o nel male, giocheranno un ruolo per risolvere una problematica piuttosto evidente sin da questo volume, quindi l'impressione d'insieme è meno sorprendente... Anche se, in tutta onestà, preferirei davvero la mancanza dell'effetto "wow" se questo potesse evitare un volume finale che per certi aspetti risulta un po' tirato per i capelli (come è stata la conclusione della seconda trilogia).
Quella che ritengo essere l'ennesima debolezza di questo romanzo è la forte componente magica, qui rappresentata principalmente dal diadh-anam di Moirin, ossia la sua scintilla vitale nonché fonte di poteri magici. In una parte del mondo in cui le forze sovrannaturali sono praticamente assenti, Moirin ha dei poteri magici veri e propri che per forza di cose la mettono in una posizione di superiorità. Per quanto vi siano già stati elementi di magia nei romanzi ambientati in questo universo, specie nella seconda trilogia, qui la componente magica prende il sopravvento nonostante l'unica persona (o quasi) che abbia i poteri sia Moirin, che tra l'altro inizialmente sembra essere in grado di fare solo qualche trucchetto ma man mano diventa via via sempre più potente sviluppando capacità molto utili, per non dire comode, come espedienti di trama. Un altro esempio è il fatto che il suo diadh-anam sia la sua bussola decisionale: se da una parte è giustissimo che lei lo consulti per prendere una decisione, dall'altra c'è il fatto che lei non si opponga MAI a quello che questa forza misteriosa le chiede, rendendola di fatto priva di libero arbitrio nell'ambito delle decisioni più importanti della sua vita. Questa impossibilità di decidere autonomamente del suo destino secondo me si concretizza nel fatto che Moirin non sia in grado di prendere decisioni sensate quando il diadh-anam tace, finendo immancabilmente per compiere gesti stupidi che non le costano la vita solo per il fatto che essendo la protagonista e voce narrante di una trilogia deve come minimo arrivare viva alle pagine finali del terzo libro.
Ci tengo a ribadire che, mentre le prime due trilogie sono strettamente legate l'una all'altra ed è quindi difficile avere ben chiare le dinamiche della seconda senza aver letto la prima, questa è facilmente fruibile anche da chi non ha mai letto un romanzo della Carey in quanto, essendo ambientata circa un secolo dopo la fine delle vicende di La spada e la promessa (ossia la seconda parte di Kushiel's Mercy), i rimandi ai precedenti romanzi sono molto più limitati ed incidono assai meno sulla narrazione. Insomma, non aver letto la storia di Phedre non è una scusa per non leggere questa... Anche se qualitativamente quella è decisamente migliore sotto tutti i punti di vista.
Rendendomi conto che forse dalla recensione potrebbe sembrare il contrario, vi dico chiaramente che tutto sommato la mia impressione del romanzo è positiva, perché anche scrivendo un romanzo al di sotto delle mie aspettative la Carey ha realizzato un buon romanzo popolato da personaggi ben strutturati ed accattivanti, ricco d'azione e con un'ambientazione molto solida a sorreggerlo. In linea generale Naamah's kiss mi è piaciuto molto e questo 2021 potrebbe essere davvero l'anno buono per lasciare Terre d'Ange... Fino a quando la Carey non annuncerà la data d'uscita del romanzo che mi riporterebbe ai tempi di Phedre ma con l'amato IaP come protagonista (ed in quel caso sarei in prima fila per il preordine in lingua, sappiatelo) oppure non ci siano novità dalla Lionsgate o da qualche rete televisiva statunitense sull'adattamento o, opzione più probabile, il mio autocontrollo non andrà a farsi benedire e gioisamente mi rileggerò i romanzi per l'ennesima volta.😅
Nessun commento:
Posta un commento