La
maledizione del re – Philippa Gregory
Recensione
di Mysticmoon
Titolo:
La maledizione del re
Autore:
Philippa Gregory
Genere:
storico
Serie:
7° volume della serie Tudor
6° volume della serie la guerra delle
due rose
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 480
Isbn: 9788820062095
Inghilterra,
anno del signore 1499
Nonostante
l’unione della rosa bianca e della rosa rossa attraverso il suo matrimonio con
la principessa Elisabetta di York e l’esecuzione sia di Edoardo conte di
Warwick sia dell’uomo che si spacciava per Riccardo di York, fratello della
regina e quindi erede del defunto Edoardo IV, Enrico VII e sua madre Margareth
Beaufort si sentono ancora minacciati dalla numerosa progenie del casato
rivale: nonostante la regina si sia dimostrata fertile mettendo al mondo cinque
bambini, tra cui due maschi, e sia abbastanza giovane da poter avere altri
figli, la progenie Tudor è ben poca cosa rispetto alla prolifica famiglia dei
Plantageneti, di cui è esponente Margareth Pole, cugina della regina e moglie
di un leale sostenitore del sovrano ma al tempo stesso sorella del defunto
conte di Warwick.
Divisa
tra la lealtà al suo sangue e il desiderio di difendere la sua famiglia
mantenendosi in disparte, vedremo la Storia fare il suo corso davanti ai suoi
occhi a partire dal tragico giorno in cui il sovrano decapita suo fratello pur
di rendere possibile il matrimonio di suo figlio Arturo con Caterina d’Aragona,
figlia della regina Isabella di Castiglia.
Avviso
Nonostante sia parte di
una serie di libri il romanzo in questione è fruibile da chiunque in quanto si
tratta di una serie di storie basate su eventi della storia inglese
Come
di consuetudine Philippa Gregory eleva al ruolo di protagonista e voce narrante
un personaggio che nei suoi romanzi precedenti aveva un ruolo marginale ed in
questo caso il ruolo di protagonista è rivestito da Margareth Pole, che era
comparsa in diversi libri della serie ma solo in “Una principessa per due re”
aveva avuto maggiore spazio in virtù della sua vicinanza alla cugina e della
vicenda riguardante la prigionia di suo fratello Edoardo, un bambino che oggi
verrebbe definito “speciale”, nella Torre di Londra.
Figlia
di Isabella Neville, e quindi nipote del Creatore di Re Richard Neville, XVI
conte di Warwick, e del duca Giorgio di Clarence, fratello di re Edoardo IV e
Riccardo III, aveva sangue plantageneto nelle vene, fatto di fondamentale
importanza che l’autrice rimarca fin troppe volte attraverso la voce di questa
donna che ha cercato in tutti i modi di sopravvivere a un mondo che la voleva
morta per il suo essere parte della precedente famiglia reale inglese.
Attraverso
gli occhi di Margareth il lettore potrà tastare il polso alla situazione politica
inglese a partire dall’inizio del XVI secolo, quando lei non era semplicemente
una madre di famiglia disperata a causa della perdita dell’amato fratello
minore ma una principessa spogliata del suo titolo, data in sposa a un semplice
cavaliere che da una parte le ha fatto scudo con il suo nome, la sua lealtà e
la sua scarsa importanza ma dall’altro l’ha relegata a un ruolo apparentemente
marginale all’interno della corte e quindi in una situazione economica
relativamente disagiata per una donna che fino all’invasione di Enrico Tudor era
stata sotto la tutela della famiglia reale in quanto nipote orfana dei sovrani.
In
questo romanzo la psicologia di Margareth viene liberamente interpretata
dall’autrice ma i fatti principali sono quelli realmente avvenuti, a partire
dal triste destino dell’amato nipote Arturo, il primogenito di Enrico ed
Elisabetta e di conseguenza il bambino cresciuto per diventare re
d’Inghilterra, un ruolo che il fato gli strapperà dalle mani giovanissimo,
prima che possa mettere al sicuro la dinastia dei Tudor generando un erede con
la moglie Caterina d’Aragona, la figlia dei reali spagnoli che anni dopo
diverrà tristemente celebre per essere stata la prima delle sei moglie di
Enrico VIII.
Come
sempre Philippa Gregory riesce a combinare al meglio eventi storici con fatti
prodotti dalla sua fantasia, come il filo rosso a cui viene fatto riferimento
in ogni romanzo di questa serie, un elemento abbastanza improbabile nella
realtà e che tuttavia risulta sorprendentemente verosimile osservando gli
eventi storici, oppure la vita familiare della donna lontano dalla corte
inglese.
Ho
apprezzato particolarmente il rapporto che Margareth instaura prima con
Caterina, alla quale è molto legata nonostante una delle clausole per
permettere il suo fidanzamento con il principe Arturo fosse l’eliminazione di
ogni potenziale pretendente al trono inglese e quindi sia indirettamente la
causa della morte di suo fratello Edoardo, e poi con sua figlia Maria, una
principessa che ha dovuto subire ben più di un’umiliazione da parte di suo
padre Enrico VIII a causa del suo sesso, una vera e propria tortura per una
ragazza che si dimostrerà sempre leale nei confronti dei genitori ma al tempo
stesso salda nei suoi ideali.
La
maledizione del re non è il miglior romanzo dell’autrice ma risulta molto interessante
per la sua protagonista, una donna che non ha mai avuto un ruolo di primo piano
nella corte inglese ma al tempo stesso è stata molto spesso lì, nelle camere
destinate alla regina e al suo seguito, in mezzo a uomini e donne che
condividevano il suo stesso sangue in virtù della fitta rete di matrimoni che
in passato avevano unito la numerosa famiglia, una corte dominata e intimorita
prima da un sovrano paranoico e la sua rigida madre e successivamente da un re
che non era cresciuto per essere tale, allevato con condiscendenza e per questo
abituato ad essere accontentato sempre, un atteggiamento che con gli anni
manifesterà le sue drammatiche conseguenze.
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