Il sangue di Roma - Recensione di Mysticmoon


Il sangue di Roma – Sophia McDougall
Recensione di Mysticmoon



Titolo: Il sangue di Roma
Autore: Sophia McDougall
Genere: ucronia
Serie: 3° volume della trilogia Romanitas
          2° volume - Roma Brucia
          1° volume - Romanitas
Editore: Newton Compton
ASIN: B00OI9UXGK



Di solito all’interno di una trilogia il volume migliore è sempre il primo; “Il sangue di Roma” è l’eccezione che conferma la regola perché all’interno di questa trilogia è questo il romanzo migliore.
Questo libro inizia letteralmente col botto: la storia riprende esattamente un attimo dopo l’evento avvenuto in chiusura di “Roma brucia” e parte con un colpo di scena talmente inaspettato che ho impiegato metà del libro per metabolizzarlo perché non potevo credere che la storia avesse preso una simile svolta e che un evento simile potesse accadere in un qualsiasi momento che non fosse, al massimo, uno degli ultimi tre capitoli.
Tra l’altro questo coup de théâtre è stato talmente inatteso e spiazzante che non riuscivo neanche a concepire come potesse proseguire da quel punto in poi la storia e persino in seguito, andando avanti con la lettura, mi sono trovata in almeno un paio di occasioni a domandarmi come avrebbe potuto andare avanti la storia giunti a quel punto… e Sophia McDougall mi ha piacevolmente sorpresa perché, nonostante alcune forzature e alcune scelte che ho trovato opinabili, è riuscita a portare avanti la storia in maniera arzigogolata ma mantenendo un ritmo che, soprattutto nel primo romanzo, latitava non poco.
Tutti i personaggi di questo capitolo conclusivo mi sono piaciuti abbastanza grazie ad una evoluzione costante e abbastanza naturale del loro carattere senza tuttavia cadere nella banalità; i protagonisti risultano essere molto vividi e anche i vari personaggi di contorno che rivestivano un ruolo abbastanza importante nella storia tutto sommato si sono dimostrati validi e interessanti, in particolare Miss Occhialcielo, che se da una parte non si è riscattata per essersi dimostrata una mozzarella che si travestiva da scamorza dall’altra ha dimostrato di non essere un personaggio troppo passivo, e un’altra inaspettata presenza femminile che avevo creduto essere abbastanza buttata lì nel secondo romanzo e che nel corso di questo ha dimostrato con i fatti di valere molto più di quanto sembrasse.
Per quanto io abbia fatto i complimenti a questo romanzo, non vuol dire che sia perfetto: se da una parte è un romanzo ben scritto e molto scorrevole, dote quest’ultima che non apparteneva completamente né al primo né al secondo volume della serie, dall’altra non mancano le ingenuità o le soluzioni semplicistiche già mostrate nei precedenti volumi, spesso piccoli dettagli che tuttavia offuscano le qualità di un buon romanzo conclusivo.
Altra nota dolente, almeno secondo il mio modesto parere, è stato il modo in cui è stata introdotta una particolare evoluzione nel rapporto tra due personaggi; sia chiaro, a darmi fastidio non è stato quanto accaduto, perché la possibilità che potesse accadere c’era, ma la forzatura con cui, a un certo punto del libro, questa cosa viene palesata, quasi uno schiaffo in faccia al lettore. Un vero peccato perché le condizioni per rendere questa evoluzione meno brusca c’erano e non sono mancate le occasioni per infilare qualche sottile accenno a qualcosa.
Terzo rimprovero che posso muovere a questo romanzo e alla trilogia in generale, è la tecnologia di questo mondo a cavallo tra antichità e modernità: non si riesce a capire esattamente perché ci siano alcuni oggetti comuni anche al nostro mondo mentre altri, strettamente legati, siano assenti.
Quanto appena detto temo si leghi all’ultimo problema che ho riscontrato, anche qui parlando della trilogia in generale: la vaga componente fantasy di questa ucronia. Sin dal primo romanzo abbiamo visto che nel mondo di Romanitas ci sono persone che hanno delle capacità fuori dal comune, ma queste doti non solo non ne viene ma spiegata la ragione, ma restano limitate sempre a questi soggetti; insomma, sono unici nel loro genere e non è dato sapere perché, anche se alla luce dei tre volumi messi insieme l’unica ragione che possa motivare questa scelta è che questi poteri posseduti dai personaggi siano dei deus ex machina inseriti per dare una pedata alla storia ogni volta che questa rischiava di arenarsi, dei poteri senza i quali effettivamente alcuni degli eventi più importanti della storia non avrebbero potuto verificarsi o, assai più probabilmente, avrebbero avuto bisogno di una costruzione migliore dell’intreccio per accadere. Certo, in questo libro in particolare queste capacità hanno avuto un peso decisamente inferiore rispetto ai capitoli precedenti ma resta il fatto che ci siano.
A parte questi problemi, “Il sangue di Roma” è stata la più che degna conclusione di questa storia ambientata in un mondo nato da una singola variazione del nostro, una trilogia che spesso mi ha deluso ma in questo volume in particolare mi ha lasciato piacevolmente sorpresa nonostante mi abbia lasciato l’amaro in bocca per molti versi. Uno in particolare.


Nessun commento:

Posta un commento