Mezzanotte alla libreria delle grandi idee - Recensione di Martina Giostra


Mezzanotte alla libreria delle grandi idee-Matthew Sullivan
Recensione di Martina Giostra



Titolo: Mezzanotte alla libreria delle grandi idee
Autore: Matthew Sullivan
Genere: Thriller
Editore: Longanesi, c. La Gaia Scienza
Pagine: 356
Isbn: 9788830443129


Trama
Lydia è una ragazza timida che fa la libraia alla “Grandi Idee”, una pittoresca libreria chiamata così perché nasce dalle ceneri di una ex fabbrica di lampadine, nel cuore di Denver (Colorado) frequentata da “strambi” e particolarissimi avventori, chiamati da lei e dai suoi colleghi “Topi da biblioteca”.
Proprio durante uno dei turni serali, Lydia scopre il cadavere di Joey, uno dei più giovani frequentatori della libreria, morto suicida tra gli scaffali al terzo piano. Quello che può sembrare un tragico ma semplice suicidio, si rivela in realtà un mistero, infatti, dalla tasca dei jeans appartenuti a  Joey spunta una foto, risalente al decimo compleanno di Lydia. Perché Joey aveva una sua fotografia in tasca? Cosa sapeva del suo passato? Perché Lydia crede che la presenza della foto sia una sorta di richiesta d’aiuto da parte di Joey e che quello non sia l’unico messaggio che il ragazzo le ha lasciato? Sono tutte risposte che Lydia troverà tra le pagine dei libri che Joey le lascerà in eredità ma per farlo Lydia dovrà affrontare di nuovo il suo passato, proprio quel passato che in tutti questi anni ha cercato di tenere sepolto.

Recensione
Mezzanotte alla libreria delle Grandi Idee è il romanzo d’esordio del docente di letteratura e cinema Matthew Sullivan. Classificato come un thriller, ma che a mio giudizio sarebbe più appropriato inserire nella categoria dei romanzi di genere drammatico, perché più che inquietudine, questo romanzo mi ha messo addosso tanta malinconia.
Gli argomenti trattari sono vari, c’è il triste epilogo della solitudine, la depressione giovanile, il coraggio di perdonare il troppo bene di un padre, l’incapacità delle donne di denunciare i maltrattanti subiti da un marito/padrone imposto da un matrimonio combinato e soprattutto la denuncia contro il “Sistema”  che tutela i minori.

“Joey aveva condiviso alcune delle sue vicissitudini nel sistema di affidamento, a partire dall’adozione fallita con la famiglia Molina, senza però accennare alla lotta con la depressione e all’impossibilità di stringere legami umani autentici…Maya avrebbe voluto andare a trovare il figlio in carcere, abbracciarlo, accarezzargli le guance e chiedergli scusa per averlo gettato nel mondo.”

La prima parte del romanzo si svolge in un’alternanza di punti di vista tra la Lydia del giorni nostri e la Lydia bambina, fino alla notte in cui la sua vita è cambiata, questo fa si che il lettore prenda coscienza del bagaglio emotivo della protagonista e quindi riesca a comprendere le scelte da lei intraprese nel corso degli anni.

“Era appollaiata davanti a un muro di pacchetti colorati di sigarette e per un attimo Lydia immaginò che fossero libri muti e dannosi, e di essere lei la persona seduta sullo sgabello alto, a lavorare sul ciglio di una statale di provincia, come se una vita del genere fosse il contrappasso necessario per mimetizzarsi tra le montagne e dimenticare le ombre del passato”

Via via che la storia va avanti la trama si arricchisce e tesse una rete talmente fitta in cui il lettore si trova intrappolato, e l’unico modo per liberarsi è quella di andare avanti e finire il romanzo.
L’unica nota negativa che trovo è l’epilogo ,secondo me un po’ troppo frettoloso, e potrebbe sembrare un tentativo mal riuscito di inserire elementi paranormali che  poco si sposano con la storia.
L’idea del romanzo è sicuramente originale come i modi che usa Joey per comunicare con Lydia dal mondo dei morti, determinante per la risoluzione di un mistero lungo vent’anni.

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