VOX
- Christina Dalcher -
Titolo: Vox
Autore: Christina Dalcher
Traduttrice: Barbara Ronca
Traduttrice: Barbara Ronca
Genere: distopia
Editore:Nord
Pagine: 416
ASIN: B07FNJ4KXM
Prezzo ebook: 3,99€
ASIN: B07FNJ4KXM
Prezzo ebook: 3,99€
ISBN: 9788842931386
Prezzo cartaceo: 19,00€
Prezzo cartaceo: 19,00€
Avviso: per quanto sia comprensibile anche senza, vista la quantità di riferimenti crociati vi consiglio di leggere prima quella di La classe (link)
Per la sottoscritta il 2022 è l'anno di Christina Dalcher.
Il motivo per cui affermo tutto ciò è semplice: nei primi sei mesi dell'anno la sottoscritta ha letto i due romanzi dell'autrice editi in Italia (e visto che La sorellanza uscirà tra qualche giorno in Italia, non escludo la tripletta😅) ed uno di questi è proprio Vox.
Il romanzo è ambientato in una realtà ucronistica (dati alcuni riferimenti a persone realmente esistenti, per quanto citate senza mai farne il nome, si intuisce si tratti di una versione alternativa del 2018) in cui negli Stati Uniti d'America l'amministrazione insediatasi alla Casa Bianca una manciata di mesi prima ha praticamente messo il bavaglio a metà della popolazione del paese: nel giro di una manciata di mesi le donne hanno perso il diritto di viaggiare, avere un lavoro e soprattutto parlare liberamente. Per far rispettare quest'ultima misura al polso di ogni donna vi è un contatore di parole settato ad un massimo di cento vocaboli; superata quella soglia questo darà loro una scossa via via sempre più forte per ogni infrazione.
Protagonista della storia è Jean, esperta di linguistica che a causa delle nuove leggi ha dovuto abbandonare da un giorno all'altro la sua ricerca per curare l'afasia di Wernicke per fare la madre a tempo pieno dei suoi quattro figli, tra cui una bambina di appena sei anni che la madre vede adattarsi pericolosamente al sistema che è stato calato sulle loro teste dall'amministrazione in carica.
Premessa d'obbligo: a me questo romanzo, così come il precedente, è piaciuto davvero moltissimo... Ma ciò non toglie che richieda una sospensione dell'incredulità abbastanza salda.
La mia affermazione deriva dal fatto che quella mostrata sia di fatto una situazione abbastanza inverosimile non per quello che accade ma per le tempistiche davvero risicate in cui tutto ciò avviene: sappiamo tutti che un'amministrazione può prendere decisioni assai opinabili tuttavia esiste anche un iter legale per approvare determinati provvedimenti, un corpus di leggi che deve essere rispettato e soprattutto dei mezzi legali per mostrare dissenso.
Trovo comprensibile che per amplificare l'effetto orrorifico della situazione ed inserire alcuni elementi la Dalcher abbia deciso di pigiare l'accelleratore in maniera abbastanza forzata, ma ritengo improbabile che ciò possa accadere in un simile silenzio da parte degli organi d'informazione ed in maniera tanto repentina, specie nell'attuale realtà iperconnessa in cui provvedimenti tanto restrittivi avrebbero creato sicuramente un sacco di rumore nei giorni precedenti la loro applicazione.
Seconda critica, che poi critica non è e che tecnicamente andrebbe addossata a La classe essendo quello il secondo romanzo dell'autrice (ma io, avendoli letti in ordine inverso, l'ho provato per questo quindi per onestà intellettuale devo parlarne in questa recensione), è che Vox e La classe mi sembrano abbastanza simili. All'atto pratico, mentre proseguivo con la lettura ho notato che vi erano una serie di piccole similitudini tra le due opere che andandosi ad accumulare mi hanno fatta sentire come se stessi leggendo una variazione sul tema dello stesso romanzo letto qualche settimana prima. Sia chiaro, le due storie sono molto differenti ed essendo romanzi della stessa autrice è anche abbastanza normale che si notino delle affinità tra le opere, tuttavia il piacere della lettura è stato inferiore proprio a causa di questo alone di "già letto". Lo ammetto, in questo caso probabilmente la colpa è mia per averli letti a distanza tanto ravvicinata.
Queste mie parole non cancellano il fatto che Vox sia stato un pugno nello stomaco, mi sia piaciuto immensamente e soprattutto mi abbia fatta incavolare come una iena, tuttavia devo ammettere che questi aspetti, andandosi a sommare con un argomento centrale che non sentivo mio quanto quello di La classe, mi hanno portata a essere un poco meno entusiasta rispetto al romanzo letto precedentemente.
Punto di forza di questa storia è certamente Jean, una protagonista che quotidianamente fatica ad adattarsi ad una realtà che sente fortemente ingiusta nei suoi confronti ed in quelli della figlia, che diviene pietra di paragone e immagine di un catastrofico futuro in particolare nel suo rapporto con il fratello più grande, che non solo non ha fatto fatica ad adattarsi alla nuova dottrina ma ne è diventato un fervente seguace (fatto che, lo ammetto, mi ha fatta incavolare parecchio ma di cui lo si può in parte giustificare in nome della giovane età e dell'opera d'indottrinamento ricevuta). Jean è una donna che può essersi piegata al sistema ma che non smette di opporvisi, per quanto sia fortemente limitata nei mezzi e rimpianga di non aver agito in precedenza.
Perno della storia, attorno a Jean orbitano i restanti personaggi della storia, in primis i suoi familiari ma non solo; ho apprezzato particolarmente la caratterizzazione di questi personaggi secondari e, in tutta onestà, nel complesso ho trovato questo gruppo più interessante rispetto a quello incontrato in La classe in quanto si tratta di personaggi nella maggior parte dei casi realisticamente sfumati, quindi non necessariamente positivi o negativi.
In conclusione vorrei consigliarvi questo romanzo: probabilmente se siete donne vi farà infuriare per alcune delle tematiche trattate (e in generale per la condizione delle donne) ma potrebbe essere fonte di discussione riguardo alla realtà in cui viviamo ogni giorno. A me è piaciuto davvero molto.
Per la sottoscritta il 2022 è l'anno di Christina Dalcher.
Il motivo per cui affermo tutto ciò è semplice: nei primi sei mesi dell'anno la sottoscritta ha letto i due romanzi dell'autrice editi in Italia (e visto che La sorellanza uscirà tra qualche giorno in Italia, non escludo la tripletta😅) ed uno di questi è proprio Vox.
Il romanzo è ambientato in una realtà ucronistica (dati alcuni riferimenti a persone realmente esistenti, per quanto citate senza mai farne il nome, si intuisce si tratti di una versione alternativa del 2018) in cui negli Stati Uniti d'America l'amministrazione insediatasi alla Casa Bianca una manciata di mesi prima ha praticamente messo il bavaglio a metà della popolazione del paese: nel giro di una manciata di mesi le donne hanno perso il diritto di viaggiare, avere un lavoro e soprattutto parlare liberamente. Per far rispettare quest'ultima misura al polso di ogni donna vi è un contatore di parole settato ad un massimo di cento vocaboli; superata quella soglia questo darà loro una scossa via via sempre più forte per ogni infrazione.
Protagonista della storia è Jean, esperta di linguistica che a causa delle nuove leggi ha dovuto abbandonare da un giorno all'altro la sua ricerca per curare l'afasia di Wernicke per fare la madre a tempo pieno dei suoi quattro figli, tra cui una bambina di appena sei anni che la madre vede adattarsi pericolosamente al sistema che è stato calato sulle loro teste dall'amministrazione in carica.
Premessa d'obbligo: a me questo romanzo, così come il precedente, è piaciuto davvero moltissimo... Ma ciò non toglie che richieda una sospensione dell'incredulità abbastanza salda.
La mia affermazione deriva dal fatto che quella mostrata sia di fatto una situazione abbastanza inverosimile non per quello che accade ma per le tempistiche davvero risicate in cui tutto ciò avviene: sappiamo tutti che un'amministrazione può prendere decisioni assai opinabili tuttavia esiste anche un iter legale per approvare determinati provvedimenti, un corpus di leggi che deve essere rispettato e soprattutto dei mezzi legali per mostrare dissenso.
Trovo comprensibile che per amplificare l'effetto orrorifico della situazione ed inserire alcuni elementi la Dalcher abbia deciso di pigiare l'accelleratore in maniera abbastanza forzata, ma ritengo improbabile che ciò possa accadere in un simile silenzio da parte degli organi d'informazione ed in maniera tanto repentina, specie nell'attuale realtà iperconnessa in cui provvedimenti tanto restrittivi avrebbero creato sicuramente un sacco di rumore nei giorni precedenti la loro applicazione.
Seconda critica, che poi critica non è e che tecnicamente andrebbe addossata a La classe essendo quello il secondo romanzo dell'autrice (ma io, avendoli letti in ordine inverso, l'ho provato per questo quindi per onestà intellettuale devo parlarne in questa recensione), è che Vox e La classe mi sembrano abbastanza simili. All'atto pratico, mentre proseguivo con la lettura ho notato che vi erano una serie di piccole similitudini tra le due opere che andandosi ad accumulare mi hanno fatta sentire come se stessi leggendo una variazione sul tema dello stesso romanzo letto qualche settimana prima. Sia chiaro, le due storie sono molto differenti ed essendo romanzi della stessa autrice è anche abbastanza normale che si notino delle affinità tra le opere, tuttavia il piacere della lettura è stato inferiore proprio a causa di questo alone di "già letto". Lo ammetto, in questo caso probabilmente la colpa è mia per averli letti a distanza tanto ravvicinata.
Queste mie parole non cancellano il fatto che Vox sia stato un pugno nello stomaco, mi sia piaciuto immensamente e soprattutto mi abbia fatta incavolare come una iena, tuttavia devo ammettere che questi aspetti, andandosi a sommare con un argomento centrale che non sentivo mio quanto quello di La classe, mi hanno portata a essere un poco meno entusiasta rispetto al romanzo letto precedentemente.
Punto di forza di questa storia è certamente Jean, una protagonista che quotidianamente fatica ad adattarsi ad una realtà che sente fortemente ingiusta nei suoi confronti ed in quelli della figlia, che diviene pietra di paragone e immagine di un catastrofico futuro in particolare nel suo rapporto con il fratello più grande, che non solo non ha fatto fatica ad adattarsi alla nuova dottrina ma ne è diventato un fervente seguace (fatto che, lo ammetto, mi ha fatta incavolare parecchio ma di cui lo si può in parte giustificare in nome della giovane età e dell'opera d'indottrinamento ricevuta). Jean è una donna che può essersi piegata al sistema ma che non smette di opporvisi, per quanto sia fortemente limitata nei mezzi e rimpianga di non aver agito in precedenza.
Perno della storia, attorno a Jean orbitano i restanti personaggi della storia, in primis i suoi familiari ma non solo; ho apprezzato particolarmente la caratterizzazione di questi personaggi secondari e, in tutta onestà, nel complesso ho trovato questo gruppo più interessante rispetto a quello incontrato in La classe in quanto si tratta di personaggi nella maggior parte dei casi realisticamente sfumati, quindi non necessariamente positivi o negativi.
In conclusione vorrei consigliarvi questo romanzo: probabilmente se siete donne vi farà infuriare per alcune delle tematiche trattate (e in generale per la condizione delle donne) ma potrebbe essere fonte di discussione riguardo alla realtà in cui viviamo ogni giorno. A me è piaciuto davvero molto.
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