Ross Poldrak - Recensione di Giorgia Wasp


Ross Poldrak – Winston Graham
Recensione di Giorgia Wasp


Titolo: Ross Poldrak
Autore: Winston Graham
Genere: Romanzo Storico
Serie: 1° romanzo della serie Poldark
Editore:  Sonzogno
Pagine: 430
Isbn: 9788845426162


Ross Poldark, finalmente tornato in Cornovaglia dopo essere stato per un lungo periodo impegnato nella guerra contro l’America, spera una volta a casa di ritrovare la sua amata, che nel frattempo si era fidanzata a sua insaputa con suo cugino.

«Fin da quando ti ho incontrata» disse lui, «non ho avuto occhi e pensieri che per te. Quando ero lontano, questa era l’unica cosa per cui m’importava tornare. La mia unica certezza era che la verità non era qualcosa che mi avevano insegnato a credere, qualcosa che avevo imparato da altri, ma ciò che sentivo in me… riguardo a te».

Graham ambienta il suo romanzo nella Cornovaglia della fine del XVII secolo, mettendone in evidenza la depressione socioeconomica di quel periodo. Riesce con precisione a descrivere la vita contadina, l’importanza del ciclo delle stagioni, l’attesa dei pescatori per l’arrivo del pesce e la loro ansia per il ritardo di quest’ultimo. Delinea in maniera precisa e particolareggiata il lavoro in miniera, dove i turni massacranti e la vicinanza dell’acqua rendeva cagionevoli la maggior parte delle persone. Illustra anche in maniera forbita l’utilizzo della medicina dell’epoca, cure che nel migliore dei casi non avevano alcun effetto sulle persone, nel peggiore le uccidevano; molto simpatico è l’uso (come era consuetudine all’epoca) eccessivo e vano che veniva fatto delle sanguisughe come se queste potessero curare ogni male.
In questo romanzo i personaggi sono caratterizzati con precisione, nel corso della narrazione assistiamo ad una loro crescita, sia positiva che negativa.
Ciò che ho apprezzato maggiormente è stata la lentezza del romanzo (no tranquilli non sono pazza) infatti proprio quest’ultima mi ha dato modo di valutare a pieno la precisione con cui l’autore ha ricostruito quell’epoca. Tale caratteristica mi ha fatto tornare in mente i miei amati classici, dove non ci sono quasi mai importanti colpi di scena in grado di rovesciare una situazione improvvisamente, ma solo la perseveranza e l’attesa riescono a dare il la alla narrazione. Così in questo romanzo troviamo la delusione di Ross per l’amore mancato ma anche l’accettazione del destino, la sua caparbietà nel voler sistemare i propri possedimenti nonostante questi stiano cadendo a pezzi e la determinazione nel coronamento del suo tanto desiderato sogno.
Un altro personaggio importante è Demelza che non chiede alla vita nulla di più di poter scappare dalla sua casa, fatta solo di doveri e percosse per essere libera di crescere e lavorare in un ambiente più sano; lei è la rappresentazione lampante della vita di quell’epoca dove ogni bambino in grado di camminare era costretto immediatamente a trovarsi un impiego per contribuire alla sussistenza familiare.
Ciò che ho amato di Ross è stata la sua umanità, nel cercare di dare un futuro migliore alle persone che lo circondavano, senza essere mai invadente.
Un romanzo sorprendente, sono stata rapita dalla Cornovaglia, con le sue colline mozzafiato che si scontrano con la forza del mare che impervia si agita sotto di loro, la forza della gente di sapersi reinventare quando tutto va male.
Non vedo l’ora di leggere il secondo immaginando già cosa Demelza voglia fare… e sicuramente ne succederanno delle belle.


2 commenti:

  1. beato progresso scientifico ma ci immaginiamo qualcuno a comprare, ai giorni nostri in farmacia, due chili di sanguisughe? con o senza ricetta?
    M.

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  2. Ovviamente con ricetta XD immagino il disagio per togliere le sanguisughe dopo averle messe

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