Il
Canto del Sangue – Anthony Ryan
Recensione
di Giorgia Wasp
Titolo:
Il Canto del Sangue
Autore:
Anthony Ryan
Genere:
fantasy
Serie:
1° volume della serie L’ Ombra del Corvo
Editore: Fanucci
Pagine: 761
Isbn: 9788834730195
Vaelin
viene consegnato dal padre, Stratega del regno, alla casa del Sesto Ordine
affinché venga istruito nell’arte della guerra per difendere il regno dai
nemici delle Vera Fede. Il ragazzo da subito dovrà superare numerosissime prove
che lo spingeranno e stimoleranno ancora di più a far parte dell’Ordine. Verrà
inserito in un gruppo di ragazzi con i quali condividerà ogni cosa e che
diventeranno i suoi Fratelli.
Ora vedeva solo ombre di quei ragazzini nei giovani uomini
slanciati e dai volti severi davanti a lui. Erano forti. Erano assassini. Erano
ciò che l’Ordine li aveva resi.
Questo
romanzo si divide in diversi libri, ognuno di essi determina un cambiamento
nella vicenda del protagonista: il primo periodo descrive la formazione del
ragazzo come adepto nella Casa del Sesto Ordine quindi racconta dei suoi
compagni di avventura e delle prime prove che dovrà superare per essere degno
di diventare un Fratello. Il secondo libro è incentrato sulle ultime prove che
i ragazzi dovranno affrontare per diventare membri effettivi del Sesto Ordine. Già
dal terzo libro invece verranno narrate le avventure che i ragazzi dovranno
compiere nella guerra voluta dal sovrano in favore della vera fede; guerra che
porterà Vaelin, il protagonista, a chiedersi chi è e cosa vuole diventare.
Combatterò
ma non sarò un assassino. Ucciderò uomini che mi affronteranno in battaglia ma
non leverò la spada contro degli innocenti. Non ammazzerò dei bambini.
Il
bello di questo romanzo è la narrazione; le avventure di Vaelin vengono raccontate
dal ragazzo stesso (una volta divenuto uomo) ad uno scriba che ne farà un
romanzo prima della sua morte. La descrizione degli eventi infatti si sviluppa
dopo che la guerra si è conclusa e con la prospettiva di un duello che Vaelin
dovrà affrontare. Inizialmente questa parte mi induceva un sentimento di
nostalgia misto a melanconia, ovvero il sapere già che la storia non avesse
avuto un esito positivo mi rattristava ma soprattutto il sapere già come si
sarebbe conclusa la vicenda; invece Ryan è stato un vero genio. La narrazione
non si conclude come ci si potrebbe aspettare infatti gli ultimi capitoli sono
molto ben intrecciati e riescono a dare un quadro molto più ampio della
situazione, i continui flashback riescono a indurre il lettore a una frenesia
nella lettura dovuta al voler conoscere gli avvenimenti che hanno causato lo
stato di prigionia del protagonista.
Per
quanto riguarda i personaggi sono tutti ben costruiti, ognuno di essi ha delle
abilità e delle capacità che unite a quelle degli altri ragazzi determinano un
gruppo omogeneo.
Durante
il romanzo molti personaggi importanti verranno eliminati proprio per rendere
più reale la storia in quanto ogni uomo è un essere mortale.
Questo
romanzo mi ha portato a riflettere parecchio perché quando la causa per la
quale combattiamo è quella sbagliata? Come possono essere giudicate le nostre
azioni?
Normalmente
i protagonisti dei romanzi sono sempre coloro che combattono per la verità e
per il bene, eroi incorruttibili che sacrificano la loro vita per un bene
superiore… in questo romanzo invece verrà messo in evidenza il limite
dell’essere umano ovvero la sua ossessione per il potere e la ricchezza, il
principio che qualsiasi uomo può essere corrotto utilizzando la giusta leva
come nel caso del protagonista, il quale ben sapendo riconoscere la verità che
si cela dietro le parole non riesce a sottrarsi al gioco per il potere.
Un
altro tema trattato in questo libro è sicuramente l’ipocrisia; ovvero il
protagonista decide di combattere e di mettersi al servizio della Vera Fede e
di combattere le persone che esercitano il Buio, ma lui ha un dono molto
particolare: il canto del sangue; anche questo verrebbe giudicato come una
manifestazione Buio dai suoi maestri, quindi come può un uomo combattere delle
persone sapendo che esse sono identiche a lui, usando peraltro le stesse armi
che egli contesta? Ed è proprio qui che si manifesta la “pochezza” dell’essere
umano, la sua capacità di trovare delle giustificazioni ragionate ai suoi
comportamenti quando questi ne sono privi.
«La mia gente crede che il corvo sia un presagio di cambiamento.
Quando l’ombra del corvo passerà sopra il tuo cuore, la tua vita cambierà; non
c’è modo di sapere se per il bene o per il male. La nostra parola per corvo è
Beral e quella per ombra è Shak. E tu,
Vaelin Al Sorna, guerriero al servizio della Fede, sei l’Ombra del Corvo»
Un
libro molto ben strutturato che porta il lettore a porsi dei quesiti sulla
natura umana; questo romanzo invece di generare un eroe genera un uomo che
nonostante tutti i suoi limiti cerca di fare del suo meglio anche quando tutto
sembra perduto.
capita di poter combattere per la causa sbagliata come, del resto, può capitare di cucinare la pasta scotta (per carità, cosa ben meno grave ma comunque fortemente depecrabile)
RispondiEliminaM.
può capitare anche di non scrivere una "erre" ovviamente era "deprecabile" che "depecabile" penso non voglia dire nulla.
RispondiEliminaP.s. Nessuna "erre" è stata maltrattata durante la scrittura di questi due messaggi.
M. mi fai sempre ridere con i tuoi commenti XD sono pienamente convinta che nessuna "erre" si senta offesa per essere stata dimenticata in uno dei tuoi post, anche se non garantisco nulla per la pasta scotta, lei sì che dovrebbe sentirsi offesa.
RispondiElimina