Pistole e polvere da sparo - Recensione di Martina Giostra


Pistole e polvere da sparo- Angelica Rubino
Recensione di Martina Giostra



Titolo: Pistole e polvere da sparo
Autore: Angelica Rubino
Genere: Romanzi
Editore: Montedit
Pagine: 122
Isbn: 9788865877210


Trama
Isa, indigente vedova di Castellaneta, un giorno riceve una lettera da un notaio che le comunica di essere l'erede ufficiale di un'immensa fortuna lasciatole da un suo parente di Carcassonne. La sua storia si intreccia a quella della sua antenata Violante, serva torinese, la quale scoprirà in seguito di avere origini nobili, vissuta ai tempi della Rivoluzione.
Recensione
 Il romanzo si apre nell’Agosto del 2013, nel sud della Francia, dove la signora Isa, originaria del sud Italia è intenta a godersi un inaspettato regalo da parte del misterioso Signor Ullieu. Ridotta sul lastrico a causa della situazione difficile in cui versa il sud Italia (in tutta Italia in generale) e dal suicidio del marito, la Signora e il figlioletto Giuliano, un giorno si vedono recapitare una lettera in cui, a seguito di una ricerca nel proprio albero genealogico, un certo Signor Ullieul la nominava unica erede di tutti i suoi terreni nella cittadina francese di Carcassonne.
Spero vivamente di aver ricevuto una bozza e che quello che ho letto non sia il vero romanzo pubblicato, perché a questo punto la narrazione, dopo aver raccontato la storia di Isa,  del tutto inaspettatamente e senza un riferimento temporale, si sposta, e inizia a raccontare la storia della tenuta ereditata da Isa e dei personaggi che vi hanno abitato.
Ho potuto capire che si stava parlando degli anni 80 del 1700 dalla presenza ad un certo punto della regina Maria Antonietta prima e della presa della Bastiglia poi.
Non so come classificare il genere di questo libro, pensavo fosse un romanzo, ma vista la presenza di misteriose figure oscure che si aggirano di notte nelle stanze, di cui non ci è dato sapere l’origine e la presenza di volpi dal manto azzurro, mi hanno fatto pensare che ci fossero anche degli accenni Fantasy.
Quello che salta subito all’occhio in questo romanzo è l’evidente mancanza di ricerca delle fonti a cui uno scrittore deve categoricamente attingere per scrivere un buon libro.
Ad esempio, le parole “ormoni” e “omosessuale” sono sicura che nel 1789 non erano entrate nel vocabolario dei francesi, mentre la visita di Violante e del marito Julian alla Mole Antonelliana, risulta un pò improbabile visto che la costruzione del monumento non è iniziata prima del 1863, circa un secolo dopo l’epoca in cui è ambientato il racconto. Non conoscendo l’età dell’autrice, non posso dire qual sia il suo livello di esperienza nello scrivere racconti, ma come ho potuto io, aprire semplicemente Wikipedia per scovare queste informazioni avrebbe potuto benissimo farlo lei.
Lasciando vari “regionalismi” da parte, che a mio avviso non dovrebbero mai apparire in un libro, la scrittura risulta troppo semplice, frettolosa e carica di errori grammaticali, i quali fanno si che la lettura risulti difficoltosa.
Insomma l’idea di base è buona ma purtroppo è sviluppata poco e male, spero proprio che l’autrice lo riveda e che gli dia le attenzioni che questa storia merita.


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