Bunker
diary – Kevin Brooks
Recensione
di Mysticmoon
Titolo:
Bunker diary
Autore:
Kevin Brooks
Genere:
thriller
Editore: Piemme
Pagine: 300
ISBN: 9788868369705
Linus,
senzatetto di sedici anni, si risveglia all’interno di un luogo che non conosce
e l’ultima cosa che riesce a ricordare è che il non vedente che stava aiutando
a caricare una valigia su un furgone gli ha tappato la bocca con un panno
impegnato di una sostanza che in pochi istanti l’ha fatto sprofondare in uno
stato di profonda incoscienza.
Linus
e quelli che arriveranno dopo di lui saranno costretti ad accettare di vivere in
quello che si rivela essere un bunker, soggetti alle regole e ai capricci di
uno sconosciuto che li osserva costantemente.
Inizio
la recensione di questo romanzo, vincitore della Carnagie Medal in Literature
del 2014, con una doverosa premessa: per quanto Bunker diary sia classificato
come un romanzo per bambini e in quanto tale abbia vinto uno dei più importanti
premi della categoria, questa è una storia decisamente forte e in quanto tale
potrebbe disturbare i più piccini ed essere difficile da digerire per quelli
più grandicelli.
Bunker
diary è la storia della prigionia di sei persone all’interno di quello che si
rivela essere uno di quei rifugi antiatomici costruiti dopo la seconda guerra
mondiale, quando si prospettava lo scoppio di un conflitto nucleare tra Stati
Uniti e Unione Sovietica, un luogo la cui unica via d’accesso e fonte di cibo è
un ascensore manovrato dalla persona che li ha rinchiusi lì senza un apparente
motivo, un uomo che li spia attraverso delle telecamere e dei microfoni
posizionate in ogni ambiente del bunker, una sorveglianza a cui i sei devono
cercare di sfuggire per avere almeno una possibilità di fuggire.
L’abilità
di scrittore Kevin Brooks si manifesta attraverso le scelte stilistiche da lui
compiute, in primis la decisione di far narrare la vicenda da un punto di vista
interno, ossia quello dell’adolescente Linus, e di farlo sotto forma del diario
che questo ragazzo inizia a tenere sin dal primo giorno di prigionia; grazie a
questo espediente il lettore è catapultato immediatamente nell’angosciante
atmosfera del rifugio, un luogo ostile nel quale il ragazzo e le altre cinque
persone che arriveranno nei giorni successive saranno costretti ad adattarsi a
vivere e, capito cosa ci si aspetta da loro, a sottomettersi malvolentieri ad
una autorità crudele e manipolatrice che usa premi e punizioni per influenzare
il loro comportamento, svelando lati oscuri della loro personalità e facendoli
arrivare al limite dell’umana sopportazione.
Un’altra
scelta di sicuro impatto fatta da Brooks per colpire il lettore è sicuramente
quella di inserire nel gruppo dei reclusi un soggetto particolarmente
vulnerabile, una persona che senza alcun dubbio è priva di qualsiasi colpa se
non quella di essersi imbattuta una persona malvagia; la presenza di questo
personaggio aumenta sensibilmente l’impatto emotivo della storia e dona a
questa storia una sfumatura ancora più drammatica, rendendo ancora più
inaccettabile questa storia e rafforzando nel lettore la speranza di una
conclusione positiva.
Viste
le premesse ci si aspetterebbe che la lettura di Bunker diary sia pesante, ma è
qui che l’abilità di Brooks si riconferma: questo è un libro molto scorrevole
ed accattivante, una storia che costringe il lettore a continuare a leggere
fino all’ultima pagina e che, una volta chiuso, lascia un doloroso livido sul
cuore del lettore perché è sì un libro molto bello, ma allo stesso tempo è uno
di quei volumi che per quanto piccini fanno un male atroce.
Un
romanzo di cui consiglio assolutamente la lettura.
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