La
Verità di Emily – Barbara Freethy
recensione
di Mysticmoon
Titolo:
La Verità di Emily
Autore:
Barbara Freethy
Genere:
giallo
Editore: Fabbri Editore
Pagine: 380
Isbn: 9788891503169
Trama
La vita di Natalie Bishop, giovane medico di
pronto soccorso quasi giunta alla fine del suo percorso di formazione, viene
sconvolta quando scopre l’esistenza del romanzo L’Angelo Caduto.
Nonostante
sia ufficialmente una storia totalmente inventa, a Natalie bastano pochi
istanti per riconoscere Emily, la sua compagna di stanza e migliore amica ai
tempi del college, nella protagonista della storia, una ragazza solare morta a
soli diciannove anni a causa della sua tragica caduta dal tetto della sede
della confraternita, un incidente che nel romanzo viene descritto come un
omicidio compiuto da una delle migliori amiche della protagonista.
Garrett
Malone, autore del romanzo, punta il dito proprio contro di lei, Natalie, che
secondo la deposizione rilasciata all’epoca dei fatti di quella notte non
conserva alcun ricordo.
Commento
La
Verità di Emily è uno di quei romanzi che non si amano alla follia ma neanche
si possono odiare ferocemente.
Da
questa premessa è chiaro che questo è a tutti gli effetti un romanzo mediocre, una
di quelle storie senza infamia e senza lode, ma quali elementi lo relegano in
questa categoria?
Innanzitutto
La Verità di Emily è un romanzo con una buona idea alla base ma scritto in
maniera molto semplice, forse anche troppo, ma se da una parte questo
appiattisce la vicenda, dall’altra è necessario dar merito all’autrice che
questo suo volare basso le ha evitato di fare particolari errori lessicali.
Altro
aspetto ambivalente è quello dei personaggi perché, se da un lato abbiamo una
caratterizzazione abbastanza accurata e sfaccettata dei personaggi con dei
ruoli principali come ad esempio Natalie, Cole e Laura, dall’altro alcuni sono
dei veri e propri stereotipi ambulanti con tanto di dichiarazioni ipocrite. Una
categoria a parte la merita Madison, un personaggio che, nonostante abbia un
certo peso nella vicenda e non sia un personaggio monodimensionale, è
probabilmente anche quello più stereotipato e al quale vengono messe in bocca
le battute più infelici del libro.
Terzo
aspetto fondamentale che mi ha impedito di amare o odiare questo libro è il
finale del mistero. Il culmine della ricerca sulla verità riguardo la morte di
Emily non è esattamente una sorpresa ma non è neanche inserito con particolare
cura all’interno di questa storia per un semplice motivo che si ricollega al
primo punto analizzato in questa recensione: la narrazione di Barbara Freethy è
fin troppo semplicistica e questo porta a una risoluzione del mistero che da
una parte ti porta a incastrare abbastanza bene i vari tasselli ma dall’altra
non le permette finezze e per questo non è interessante quanto poteva essere.
Insomma,
questo romanzo non è stata una lettura particolarmente memorabile ma neanche
una di quelle che non lasciano il minimo ricordo nel lettore, una storia con
del potenziale che risulta gradevole nella sua semplicità e che ha proprio in
questa caratteristica uno dei suoi peggiori difetti. Peccato e per fortuna.
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