In
tutto c’è stata bellezza – Manuel Vilas
Recensione di Mysticmoon
Autore:
Manuel Vilas
Genere:
narrativa
Editore: Guanda
Pagine: 416
ISBN: 9788823522459
Un
uomo.
Un
padre.
Un
figlio.
In
questo libro Manuel Vilas mette a nudo la sua anima e narra al lettore la
storia della sua famiglia e del suo paese attraverso un flusso di coscienza che
ha la morte come filo conduttore.
Il
mio genere preferito è il fantasy perché per me la lettura significa
principalmente evasione, ma ogni tanto mi piace uscire dalla mia comfort zone e
leggere libri un po’ più impegnati ed impegnativi.
Peccato
che questo libro, a cui non posso muovere critiche dal punto di visto puramente
stilistico, non mi sia piaciuto molto proprio perché ogni pagina mi incollava
saldamente al terreno.
Se
da una parte ho apprezzato molto il fatto che da queste pagine emerga con forza
il messaggio che la forza più dirompente che dovrebbe spingerci a godere di
ogni istante della vita sia il fatto che abbiamo un tempo limitato, dall’altra
questo flusso di pensieri lungo quasi quattrocento pagine mi ha lasciato
addosso un senso di cocente insoddisfazione perché a tratti l’ho trovato
eccessivamente ridondante; capisco si tratti di un flusso di coscienza quindi
ogni capitolo sia legato al precedente per associazione ma, perdonatemi se vi
posso sembrare poco sensibile, a tratti ho trovato quasi morboso soffermarsi
sempre sugli stessi eventi, con i medesimi dettagli, con il medesimo messaggio,
per tutto il romanzo.
Il
messaggio che in tutto c’è bellezza in virtù del fatto che ogni cosa è effimera
è passato chiaramente, così come quello che tutti dobbiamo morire e che tutti
quelli che abbiamo conosciuto moriranno e che tutto andrà in decomposizione… Vi
assicuro che più volte ho desiderato poter buttare il libro fuori dalla
finestra per l’ansia che trasmetteva.
Se
l’intento dello scrittore era farci comprendere il fatto che lui, come tutti
noi, sia il prodotto di ogni singolo minuto vissuto posso dire che c’è riuscito
davvero bene, e altrettanto bene a trasmesso il senso d’oppressione che prova
ogni istante della sua vita pensando al futuro, ma trovo il suo messaggio non
riesca a trasmettere una piccola ma importante sfumatura: se in tutto c’è stata
bellezza, a rigor di logica anche nel futuro ci sarà una bellezza che sarà
destinata a svanire, quindi perché ancorarsi alla bellezza passata e sfiorita
senza avere speranza nella bellezza futura, che per inciso può essere costruita
anche se si sono oltrepassati i cinquant’anni?
In
questo romanzo in cui viene detto che la spinta vitale dell’uomo è la morte non
viene citato il fatto che il futuro con le sue bellezze è tutto da costruire e
per questo ho disprezzato questo romanzo: tutti noi abbiamo le nostre cicatrici
e i nostri rimpianti, ma non possiamo affogare nel mare dei ricordi, delle
azioni che avremmo dovuto compiere e delle parole che non abbiamo pronunciato;
l’uomo deve andare avanti, continuare a vivere portando sulle spalle il suo
fardello di esperienze passate, per quanto queste siano devastanti, e la
volontà di accumularne di nuove fino all’ultimo giorno di vita.
Questi
sono i motivi per cui non ho apprezzato In tutto c’è stata bellezza dal punto
di vista del contenuto; guardando al semplice lato tecnico non è possibile criticarlo
in alcun modo perché la casa editrice Guanda ha realizzato una bellissima
edizione di un romanzo che trasuda poesia da ogni parola e che, secondo il mio
modestissimo parere, pecca di pessimismo.
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